Eredità da serie B
E dopo le parole rilasciate a TV7 sabato scorso dopo la promozione del Benevento in Serie B, questa vignetta è tutta per il nuovo bomber dei sanniti.
E dopo le parole rilasciate a TV7 sabato scorso dopo la promozione del Benevento in Serie B, questa vignetta è tutta per il nuovo bomber dei sanniti.
Ed anche oggi voglio raccontarvi una storia…
Vera? Verosimile? Falsa?
Cosa importa, in questa città non c’è nessuna differenza sostanziale e non ce n’è neanche nella storia che sto per raccontarvi.
C’era una volta un candidato sindaco del Partito Democratico che era stato, per dieci lunghi anni, Vicesindaco del Comune, Raffaele Del Vecchio.
Dopo le primarie che lo avevano visto “primeggiare”, contrapposto ad un uomo di fiducia dello schieramento facente capo a Fausto Pepe, a suo dire acerrimo avversario, nelle prime uscite pubbliche il distacco dalle due precedenti amministrazioni era apparso netto e chiaro.
Almeno questo è quello che egli aveva dichiarato nell’immediato.
Era iniziata la campagna elettorale, erano cominciate le discussioni su candidati e sulle liste e c’era sempre l’ombra di Fausto Pepe che “aleggiava” intorno alla figura di Raffaele Del Vecchio.
Diversi incontri, come riportato dai giornali, si erano susseguiti, diversi incontri che non avevano dato frutti, rimanendo ognuno ancorato alle proprie posizioni.
Poi d’improvviso una schiarita, il riavvicinamento, la pace e la resa incondizionata di tutto il PD provinciale al potente sindaco Fausto Pepe…
Fin qui la storia conosciuta e resa pubblica.
Ma cos’è che ha fatto cambiare idea su delle posizioni che parevano intransigenti da tutte e due le parti, al candidato sindaco Raffaele Del Vecchio e ad Umberto Del Basso De Caro?
E qui comincia la storia quella che racconterà, vera, verosimile o falsa, come già detto non interessa, come si sono svolti i fatti.
Abbiamo da una parte un candidato sindaco, che è quanto di più lontano dal “politico” classico: non ha autorevolezza, non ha dialettica se non quella delle favolette che si è imparato dallo stesso Fausto Pepe a memoria tra l’altro, non ha il senso della realtà, non conosce Benevento e i suoi problemi e soprattutto, per questo, è lontanissimo dai cittadini e dalla città stessa.
Dall’altra parte abbiamo un sindaco uscente che, nonostante tutte le “vicissitudini” (!) è riuscito, chissà come, a portare a termine due mandati , facendosi rieleggere al primo turno (e qui è meglio che…no comment…), a cui si deve necessariamente riconoscere una capacità politica notevole e di aver tenuto in scacco ,sempre e comunque, tutto il resto del partito ,che da lui si voleva distaccare nel segno della discontinuità.
Sicuramente lui, al contrario, vuole dare continuità al suo operato e ,in caso di vittoria del PD,vi immaginate Raffaele Del Vecchio sindaco, Fausto Pepe vicesindaco e Cosimo Lepore assessore ai lavori pubblici (un assessorato che interessa moltissimo al nostro quasi ex sindaco) ?
Due personaggi: uno forte, ma da solo, uno debole con i forti dietro….
E appunto perché debole, Raffaele Del Vecchio ha iniziato la campagna elettorale in modo sommesso, diciamo sottotono ,mentre intorno a lui i candidati sindaci, più o meno forti, iniziavano ad aggiungersi.
Si prospettava una battaglia con il Movimento 5Stelle e poi il colpo di scena… entra Mastella con tutta la sua forza. Iniziano le preoccupazioni, le discussioni interne al partito.
Fino al momento in cui, segretamente, il Pd commissiona un sondaggio elettorale, e i risultati sono clamorosi: il Pd non riuscirebbe neanche ad arrivare al ballottaggio perdendo la sfida con Mastella ed i Pentastellati.
Ed allora il PD cosa fa?
Torna a riunirsi, volano stracci e parolacce, si richiama Fausto Pepe e ci si accorda con lui cedendo a tutte le richieste volute da lui e dai suoi seguaci.
Abbozza Del Basso De Caro, gioiscono i Del Vecchio, mentre si cerca di far dimenticare tutte le dichiarazioni del candidato sindaco sulla discontinuità e su tutto ciò che aveva detto, sia pure sommessamente, contro le due amministrazioni che lo avevano preceduto di cui lui era, ricordiamo, vicesindaco e assessore alla Cultura.
Ma con questo accordo, le liste schierate a sostegno di Raffaele Del Vecchio hanno un sussulto, molti si allontanano, altri se ne vanno, altri ancora, titubanti in precedenza, non ne vogliono più sapere.
Ed ecco una ricerca affannosa ai candidati, alle quote rosa, ai riempi-lista, convinti che la loro presenza nelle loro liste, li porterà a diventare consiglieri comunali al primo turno.
Si “prende” gente che non sa nulla di politica e di amministrazione, ma non è negativo questo fatto, meglio anzi sotto certi aspetti, in attesa che la macchina da guerra del Pd muova ciò che deve muovere e si riesca a vincere.
Pepe-Del Vecchio-Del Basso De Caro… si rinnova cosi il trio che ha governato questa città per 10 anni e si chiude cosi un cerchio magico iniziato nel lontano 2006,anno della prima amministrazione targata Pepe.
Falsa, vera, verosimile?
Sono sicuro di non essere andato tanto lontano dalla verità altrimenti non si capirebbe il repentino cambiamento in corsa, in pratica negando ciò che si era detto precedentemente alle primarie e successivamente.
Le conclusioni, le mie, su tutta la storia qui non le metto, ma lascio a voi dare giudizi su una vicenda ingarbugliata, che ancora una volta fa capire, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il modo di fare politica in questa città.
Ah! Un’ultima cosa: il vicesindaco a nome del Comune si è costituito parte civile contro Fausto Pepe in una delle indagini giudiziarie che lo riguardano: mani sulla città.
Meditate gente, meditate…
Felice Presta
Se un paziente muore in camera operatoria per errore del chirurgo, o di infarto perché il 118 ha tardato a soccorrerlo, spesso si parla di malasanità e partono le denunce.
Ma se qualcuno muore gettandosi nel vuoto come Giancarlo a Montesarchio – e come Paolo, Giuseppina e gli altri che hanno fatto la stessa fine da gennaio a oggi – quasi mai viene il dubbio che potrebbe trattarsi anche di mala-psichiatria.
Perché se un chirurgo lascia il bisturi nella pancia del paziente, il suo errore è visibile: ma di fronte agli effetti di una malattia invisibile come quella mentale, l’opinione pubblica rimane interdetta e sgomenta.
Così, nell’incapacità di analizzare gli elementi che concorrono a un suicidio, partono analisi immaginifiche: come nel caso di Giancarlo la cui fine è stata attribuita a “un male oscuro che ti scava nell’anima…”; a una “…maledetta bestia che urlava dentro…”; “alla depressione, terribile compagna che difficilmente lascia libera la tua testa quando se ne impossessa…”.
In quest’analisi che azzera ogni elemento razionale, la depressione e la malattia mentale in genere, appaiono mostri incurabili: facendo credere che nella Salute Mentale, le cause del suicidio siano da cercare solo nel malato e nella sua malattia. Ma non è così.
Nella maggioranza dei casi, infatti, il disagio psichico si cura con successo, specie se affrontato con tempestività: per cui il suicidio è molto spesso il tragico epilogo di una depressione non curata o curata male. Insomma, anche gli psichiatri e i responsabili dei servizi di salute mentale possono sbagliare: e quando si sbaglia in psichiatria, le conseguenze possono determinare eventi tragici come il suicidio.
La morte di un depresso, dunque, NON è la conseguenza NATURALE e INEVITABILE della malattia, ma può essere anche conseguenza di un errore umano: rispetto al quale è necessario chiedersi se l’“errore” rientri nella casistica degli “eventi avversi”, o sia frutto di incapacità e di disfunzioni organizzative, di Centri di Salute Mentale ridotti a sciatti ambulatori, di scarsa attenzione verso i pazienti in carico.
E quando si scoprono episodi di mala psichiatria, cittadini e giornalisti hanno il dovere di segnalarli: sia perché le vittime sono troppo deboli ed esposte per farlo; sia per rispetto di quel personale che nei servizi pubblici si distrugge per sopperire a colpevoli negligenze, pur di salvare vite umane.
Perciò, poiché la vergogna che ancora avvolge la malattia mentale, spinge spesso familiari e pazienti a subire in silenzio soprusi e inefficienze, da oggi attraverso la nuova pagina Facebook “NO Salute Mentale a porte chiuse” (http://www.facebook.com/NoSaluteMentaleAPorteChiuse) sarà possibile chiedere aiuto alla nostra associazione e fornire segnalazioni, in maniera “riservata” e sicura: contattandoci nello spazio “S.o.S. Salute Mentale” protetto dal “segreto professionale sulla fonte delle notizie”, di cui godono i giornalisti professionisti come il presidente della Rete Sociale, Serena Romano.
Solo facendo corretta informazione con il contributo dei cittadini, infatti, è possibile migliorare i servizi pubblici nell’interesse della collettività.
A cominciare dai servizi di Salute Mentale che hanno assistito per anni Giancarlo e decine di pazienti come lui nel bacino che fa capo a Montesarchio – il più popolato e a “rischio” del Sannio – dove i servizi sono stati gradualmente smembrati: partendo dall’inappropriata decisione di spostare il 50% dei medici nel Servizio Psichiatrico di emergenza al Rummo, lasciando i pazienti nel panico per la perdita, mai più colmata, del medico di fiducia; per passare al trasferimento del Dirigente; e infine allo spostamento della stessa sede del CSM ad Airola separandola dalla Sir rimasta a Bucciano, con ulteriore disservizio per i pazienti.
Così l’obiettivo di concentrare tutto il potere organizzativo in altre mani, è stato raggiunto: ma il motivo che lo ha giustificato – una maggiore efficienza del servizio – è fallito.
Oggi il servizio fornito solo di mattina e per qualche ora pomeridiana due volte a settimana, di fatto non esiste più, con disperazione dei pazienti e dei pochi medici rimasti ad operare come in trincea: impotenti di fronte alla sofferenza e all’impossibilità di assicurare una vera continuità terapeutica.
Anche di questi contesti, dunque, bisognerebbe tenere conto quando si racconta di un suicidio.
Firmato per la Rete Sociale : il presidente Serena Romano
Bella questa campagna elettorale, soprattutto quando, in un contesto come quello cittadino, si entra nel merito di un “botta e risposta” come quello tra Raffaele Tibaldi, candidato sindaco e Giuseppe Moschella, comandante della Polizia Municipale (ancora per poco).
Leggendo l’oggetto di tale discussione, il ponte San Nicola, naturalmente mi sento chiamato in causa, vista la denuncia a suo tempo fatta, e molto prima dell’alluvione del 15 ottobre come da miei articoli e servizi fotografici e video (Ponte San Nicola (e i nostri dubbi) e Ponte San Nicola: disastro annunciato?)
Tibaldi a questo proposito fa un’ottima osservazione: se il ponte è pericoloso va chiuso, se non è pericoloso va aperto. Perché tenerlo aperto in una sola direzione?
E qui entro in gioco io, visto che sotto il ponte ci sono sceso e sono andato a vedere tutte le criticità presenti.
I piloni del ponte stanno franando in direzione Capodimonte ecco perché il ponte è stato chiuso sulla sinistra, anche se, a questo punto, non si è capito perché tenerlo chiuso in entrambe le direzioni per tanto tempo consentendo un parziale rifacimento del manto stradale e della passeggiata pedonale che, in virtù dei lavori strutturali che dovranno essere fatti, non saranno serviti a nulla se non alla ditta incaricata di effettuare i lavori (di somma urgenza o di urgente somma?).
Passiamo invece alla risposta al curaro data a Tibaldi dal Comandante Moschella che, in merito alla questione, dimostra di non essere a conoscenza del problema reale dell’ormai famoso ponte che, come abbiamo sempre sottolineato, limita e di molto la capacità di movimento dei residenti in quel quartiere.
Moschella, infatti, redarguisce Tibaldi dicendo di non conoscere le vicende della città che vorrebbe amministrare sproloquiando sugli eventi alluvionali e sul fatto che i vigili del fuoco intervennero successivamente all’alluvione dichiarando inagibile il ponte.
E lui stesso, recependo le proteste dei residenti ,lo aveva fatto aprire in un solo senso.
Mi dispiace caro Comandante, anche lei dimostra di non conoscere, o di ignorare, la storia di questo ponte, eppure lei è stato uno degli attori principali nella vicenda ad esso relativa…
Ma andiamo per ordine.
Tutto ciò che ha dichiarato Moschella ai giornali non è assolutamente vero.
Il ponte persisteva in una stato di pericolosità.
E non sono io a dirlo ma bensì i verbali dei Vigli del Fuoco intervenuti sul posto più di una volta.
E di questo verbale ne ho naturalmente copia ed è già stato pubblicato.
Però faccio un breve riassunto: i Vigili del fuoco sono intervenuti il giorno 29 marzo 2012 (anche se il verbale è datato 28) alle ore 9,38 e se ne sono andati alle ore 11,02.
Sono intervenuti in via Cupa del Gesù ,dove hanno riscontrato: “Da verifica effettuata si riscontrava la fuori uscita nonché l’elevato grado di ossidazione dei ferri, del tipo liscio longitudinali. Si provvedeva alla rimozione delle parti della struttura in imminente pericolo di caduta inibendo la funzione del varco, arteria sotto-passante per il tratto interessato dai dissesti. Si provvedeva a transennare tramite delle transenne presenti sul posto. Sul posto Polizia di Stato e Polizia municipale. Fatta comunicazione alle autorità competenti”.
Caro comandante Moschella, come vede, neanche lei dimostra di conoscere la reale problematica di quel ponte, pur essendo uno degli attori principali visto che i Vigili del Fuoco quel giorno volevano chiudere al transito tutto il ponte e poi è arrivato lei per lasciarlo aperto.
Naturalmente si sarà informato quel giorno stesso del perché, presumo, quindi era a conoscenza di tutto.
Ma evidentemente, il sottolineare che il ponte sia stato danneggiato dall’alluvione, e quindi la possibilità di ripararlo con i fondi che arriveranno per l’alluvione, fa comodo.
Il commissario Grimaldi, che ha inserito questo ponte tra le infrastrutture alluvionate, probabilmente si renderà conto di tutto solo nel momento in cui i soldi materialmente arriveranno e si inizieranno i lavori.
Perché, come ampiamente preannunciato, l’autorità giudiziaria sarà messa al corrente di tutta la vicenda.
E indovinate da chi?
Felice Presta
Anche oggi voglio raccontarvi una storia di “ordinaria amministrazione” nella nostra ISOLA FELICE, Benevento.
Sono anni ormai che giro per la città cercando di risolvere piccoli e grandi problemi, a volte ci riesco, a volte no.
Ma quando non ci riesco mi rimane un senso di rabbia che in un modo o in un altro devo sfogare, ed ecco perché racconto queste storie.
Parlo oggi della legge 431 contributo locazione alle persone disagiate.
Sono stato chiamato più volte nelle settimane precedenti per risolvere il problema di questi contributi che il Comune di Benevento doveva erogare, in base a delle particolari graduatorie, per l’anno 2014.
Badate bene anno 2014, due anni fa, e che non erano stati ancora erogati.
Come ignorante, nel senso che ignoravo del tutto questa legge del 1998, mi sono dapprima messo a studiare e poi ho cercato di capire l’intoppo presso in nostro Comune dov’era.
Con santa pazienza ho telefonato più volte per sapere, più volte mi sono recato all’ufficio SERVIZI SOCIALI, ma la risposta è stata sempre la stessa: per un piccolissimo errore ancora non sono state erogati i contributi perché i mandati erano sbagliati e la ragioneria sta cercando di correggerli.
Se ne parla la prossima settimana cosi mi hanno detto.
E cosi di settimana in settimana è quasi un mese che ci sto dietro.
Sapete però qual è il piccolo problema?
No?
Ve lo dico io.
I potenti mezzi a disposizione del Comune di Benevento non riescono a distinguere tra lo zero e la o e si è bloccata tutta la procedura.
Vi sembra normale una cosa del genere nell’epoca dei computer e dell’informatica?
A me personalmente sembra una barzelletta, se non ci fosse gente che aspetta quei soldi per evitare un imminente sfratto perché in ritardo con la pigione.
Cioè per capirci, non è che non ci sono i soldi, non c’è volontà di risolvere un piccolissimo intoppo.
Anche questo modo di fare in questa città deve cambiare, che i dirigenti preposti facessero i dirigenti e risolvessero questi problemi in tempi congrui senza perdere altro tempo.
Magari, come fanno adesso, strafottendosene dei reali problemi della gente.
Non mi dilungo oltre perché la storia, spero, che si risolva per il meglio, anche per evitare di iniziare a pensare, anche in questo caso, a come agire legalmente contro un Comune inadempiente.
Felice Presta
Avrei preferito non dover scrivere quanto segue e mi duole davvero farlo, ma come residente di via dei Mulini e “ragazzo della Pietà“,ancor prima che come candidato portavoce col M5S al prossimo consiglio comunale, non posso ignorare e non portare all’attenzione di tutti il degrado e l’abbandono che vive il nostro quartiere. A via dei Mulini, via Gentile, via Pietà, Santa Maria degli Angeli, via Fontanelle e Piano Morra vedere un operatore ASIA addetto allo spazzamento é da anni utopia,conviviamo con sporcizia, erbacce, ratti e siamo costretti a fare lo slalom tra le cacchine degli amici animali e le uniche opere di pulizia e manutenzione del verde sono lasciate ai volenterosi pensionati e coraggiosi commercianti della zona.
Il compianto campo della Pietà è da anni un cantiere abbandonato convertito a discarica abusiva per gli incivili e pieno zeppo di siringhe chissà cos’altro, Santa Maria degli Angeli -il cui recupero faceva parte dello stesso progetto che voleva la ricostruzione del campo della Pietá su un parcheggio sotterraneo- é vittima dello stesso destino, un’unica palazzina parzialmente ristrutturata e le altre in totale abbandono (molti appartamenti sarebbero addirittura inagibili).
A via Iandoli si convive da sempre con la fogna a cielo aperto e con i suoi esotici aromi, a c.da Piano Morra non si contano piú i sanitari e i rifiuti ingombranti abbandonati (anche amianto), a via Fontanelle é un problema anche la semplice circolazione delle autovetture per la ridotta larghezza della strada e le erbacce sono oramai “residenti” della zona.
Prima dieci anni fa e poi cinque anni fa abbiamo fatto una semplice richiesta agli aspiranti consiglieri che erano sempre presenti in zona nei due mesi antecedenti alle elezioni, chiedevamo semplicemente decoro per il nostro quartiere ed abbiamo osato chiedere dei cestini per i rifiuti accanto alle panchine perché nella “Benevento fantasma”(dove ci sentiamo di essere)é un problema anche mangiare delle patatine o bere una lattina di The con gli amici di sempre su una panchina.
Ora come accade troppo spesso a ridosso delle elezioni si vedono nascere cantieri ovunque,strisce pedonali rifatte (prima almeno rifacevano l’asfalto),operatori che tagliano l’erba e miracolosamente si rivedono anche I consiglieri assenti da 4 anni e 9 mesi.
Spero che i concittadini e gli amici dopo anni di promesse pre-elettorali e relativo abbandono post-elettorale abbiano capito il giochetto di questi personaggetti e di questi “amici da campagna elettorale” che una volta arrivati a palazzo Mosti spariscono dalla circolazione lasciandoci nei nostri quartieri con i problemi di sempre.
Spero inoltre che queste mie parole possano servire a risvegliare la coscienza nei cittadini della zona e a far capire ai nostri cari ed obsoleti politici locali che noi non siamo carne da macello ma persone che amano la propria città e vogliono viverla pienamente ed orgogliosamente.
Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto tantissimi apprezzamenti sia da parte dei candidati a sindaco di Benevento sia da parte di associazioni di rievocazione storica di tutta Italia.
Ci siamo resi conto che il progetto “I Longobardi e il Sannio” della Provincia di Benevento è stato considerato un vero e proprio atto scellerato da parte di tutti. Non c’è stata una sola persona, né a Benevento, né nel resto d’Italia, che ha potuto difendere l’operato di Claudio Ricci e soci.
A questo punto viene da chiedersi: ma a nome di chi governano?
Chi li appoggia?
Sappiamo che il popolo non può più votare il proprio presidente della Provincia, ma ci chiediamo a questo punto quali siano i partiti politici che sostengono Claudio Ricci, visto che oggi tutti lo disconoscono.
Se quindi gli interventi dei candidati a sindaco ci rincuorano e non poco, perché tutti si impegnano a finanziare degnamente la nostra manifestazione a partire dal 2017 (per quest’anno sarà ancora autofinanziata), purtroppo non possiamo ritenerci soddisfatti.
La Provincia di Benevento, infatti, non solo non si degna di far sapere ai beneventani come ha speso i soldi di tutti (250.000 euro di fondi pubblici), ma addirittura lancia l’ennesimo progetto culturale, che prevede l’EMIGRAZIONE del nostro patrimonio artistico.
Dopo essersi resi conto della propria incapacità nel far aumentare il numero di turisti in città, dopo aver contribuito con la propria inoperosità a far aumentare il numero di giovani beneventani che emigrano al Nord o all’estero, oggi la Provincia di Benevento costringe all’emigrazione anche il nostro patrimonio artistico.
Lo splendido gruppo scultoreo proveniente dal Tempio di Iside, infatti, che potrebbe attirare in città migliaia di turisti, è stato dapprima rimosso dal Museo del Sannio, poi reso non fruibile a causa di una istallazione multimediale che NON FUNZIONA (Museo Arcos) e che è costata diverse migliaia di euro (non sappiamo se di meno o di più dell’altra istallazione multimediale che non funziona e che ingombra il Chiostro di Santa Sofia), e, infine, sarà destinato ad emigrare a Torino e negli Usa, proprio come facevano i nostri nonni in cerca di lavoro.
Questa cosa è inaccettabile: il nostro patrimonio artistico e culturale deve essere finalizzato ad incrementare il numero di turisti a BENEVENTO e non in luoghi lontani, dentro Musei che attirano già flotte di turisti.
Possiamo almeno sapere questi Musei quanto pagheranno per questi prestiti e come verranno spesi questi soldi?
O la Provincia di Benevento è diventata un’agenzia privata di Claudio Ricci che non deve dare conto di nulla a nessuno?
E’ mai possibile che il Museo del Sannio, che vanta un patrimonio inestimabile sia così sottostimato e addirittura faccia meno visitatori del Museo Archeologico di Montesarchio?
E’ mai possibile che la rampa della Rocca dei Rettori debba essere adibita a parcheggio e che per entrare nel suo chiostro si debbano mostrare i documenti ad una guardia giurata?
E’ mai possibile che l’accesso alla sezione storica del Museo del Sannio (contenuta nella Rocca dei Rettori) non sia fruibile perché il cancello viene usato come toilette dalle persone e nessuno degli impiegati della Provincia sa come si fa ad aprirlo?
Si rende per noi necessario, quindi, fermare questa deriva e porre un argine alla dismissione del nostro patrimonio artistico e culturale posto in essere da Claudio Ricci e dai suoi solidali.
Si rende necessario trasformare la Rocca dei Rettori in un MUSEO DELLA CITTA’, visto che al suo interno sono chiaramente visibili emergenze che richiamano tutti i periodi storici di Benevento: sanniti, romani, longobardi, rettori pontifici, dittatura garibaldina.
Si rende necessario sottrarre a Claudio Ricci e ai suoi solidali la gestione del patrimonio artistico e culturale di Benevento, per evitare che possa smontare Santa Sofia e farla ricostruire da qualche altra parte.
Per questo motivo, lanceremo nelle prossime settimane una raccolta di firme finalizzate allo spostamento degli uffici della Provincia (oggi ente di secondo livello) dal Castello di Benevento a palazzi a loro più idonei, da individuare tra le decine di edifici pubblici ormai vuoti.
Chiederemo ai beneventani e ai turisti che ci seguono di firmare la nostra petizione per fare della Rocca dei Rettori un Museo, aperto 362 giorni all’anno, dalla mattina alla sera, che possa ospitare il NOSTRO patrimonio artistico e culturale e che possa attrarre turisti da ogni parte del mondo.
La raccolta di firme sarà attiva anche e soprattutto durante la nostra manifestazione di giugno.
Noi ci crediamo e ci mettiamo la faccia: il turismo è la nostra salvezza, come dimostrato dalle continue richieste di collaborazione con la nostra Associazione, tra cui anche RAI Storia, che ha chiesto di per poter fare delle riprese durante la rievocazione di giugno 2016.
I beneventani che vogliono difendere il proprio patrimonio artistico e culturale possono darci una mano nella raccolta delle firme: noi non vogliamo emigrare.
Per saperne di più: info@beneventolongobarda.it
ASSOCIAZIONE CULTURALE BENEVENTO LONGOBARDA
Adesso basta!
Ho mantenuto il silenzio per tutta la Santa Pasqua e per pasquetta leggendo i “numeri” stratosferici dei turisti in città e nella nostra Provincia.
I giornali hanno aperto con i titoloni a tutta pagina per il “grande” afflusso turistico nei giorni di festa dimenticandosi che in città c’è qualcuno che questi numeri li sa leggere bene e alla fine dimostra come questa allegra sottolineatura sia solo l’ennesima brutta figura che fa Benevento nel panorama turistico italiano.
Partiamo dai numeri, su cui sono tutti più o meno concordi.
450 turisti circa hanno visitato la Rocca dei Rettori: non è assolutamente vero perché li sopra sono saliti molti beneventani a cui, per anni, lo spettacolo di piazza IV Novembre dall’alto era stato negato.
Primo dato assolutamente falso.
Andando oltre: la Pro Loco Samnium ha dichiarato che da Trani sono arrivati 150 turisti, 3 pullman, più altri 100 in ordine sparso.
Quindi 250 in totale.
Per la Pro Loco sicuramente un buon lavoro, per la città di Benevento assolutamente deficitario.
Volendo arrotondare per eccesso diciamo che in totale le presenze in città sono state 500, ma, arrotondando raddoppiamo e facciamo anche 1000, giusto per dare dei numeri come e’ stato fatto nei giorni successivi alle feste un po’ da tutti.
Ammesso e non concesso che siano arrivati 1000 turisti in città, questo dato lo considerate un successo?
Certo se partiamo con un numero pari a zero, questo verrebbe sicuramente visto come un successo.
Ma guardando bene i 3 pullman con i turisti da Trani, 150 persone, sono paragonabili ai 3 pullman siciliani che di Lunedi arrivano a Pietrelcina tutte le settimane, anche di inverno.
E noi dovremmo essere contenti di questo dato?
Noi dovremmo considerare questi numeri in positivo?
Ci sarebbe tanto da discutere!
Il Turismo qui in città non si sa neanche cosa sia nonostante un ramo della nostra Università’ sia proprio ad indirizzo turistico; nonostante la nostra città’ abbia ottenuto un titolo di sito Unesco !
Capitolo a parte l’accoglienza che, anche in questo caso, mostra tutte le sue inefficienze.
Conclusione: i turisti qui non vengono, non li vogliamo far venire e, nel caso dovessero arrivare vedrebbero in che condizione versa questa città e sicuramente non ne farebbero meta di un altro viaggio.
Mi fanno ridere le dichiarazioni del candidato sindaco Pd a questo proposito, Raffaele Del Vecchio, che come assessore alla cultura non perde occasione per sviolinare il lavoro fatto dal suo assessorato.
Scusi avvocato tempo fa ha dichiarato che nel 2015 in città c’è stato un incremento del 63% dei turisti rispetto all’anno precedente.
Solo che si è dimenticato di dare il numero di partenza. Se nel 2014 erano ad esempio cinque e nel 2015 otto ecco spiegato l’incremento del 63%.
Parafrasando Totò: Turismo, che bella parola.
Peccato che nessuno ne conosca, non solo il senso etimologico della parola, ma il valore reale in una città, la nostra, che ha tutte le carte in regola per diventare turistica.
E’ Pasqua, dovrebbe essere un giorno di festa per i cattolici, quindi anche per me, ma non riesco a chiudere gli occhi e a festeggiare quando mi passano davanti agli occhi le immagini degli ultimi 6 mesi, degli ultimi 10 anni, degli ultimi 40anni.
Non posso non pensare, come è accaduto già a Natale, alle persone colpite dall’alluvione, a chi ha perso tutto, a chi sta cercando di rialzarsi, a chi ha cercato aiuto e non l’ha trovato.
Non posso non pensare ai tanti disoccupati che incontro in mezzo alla strada ogni giorno e che mi chiedono aiuto per riacquistare quella dignità perduta, ai giovani di questa città, di questa Provincia che, coraggiosamente, vanno via in cerca di un futuro che qui non c’è più.
Un futuro rubato, violentato, scippato grazie ad una classe politica becera, ignobile, strafottente, arrogante, ma non silente.
Mille volte avrei voluto dare un messaggio di speranza nei miei servizi fotografici, ma queste speranze vengano meno ogni volta che mi vesto e scendo per le strade di questa città.
Quando giro per gli amici a Ponticelli, a Santa Clementina, in via Nuzzolo, Pantano …
Basta poco. Basta andare in via Nuzzolo e vedere una scuola ancora chiusa, la Moscati, abbandonata dopo averci buttato il sangue per levare il fango da li dentro.
E la rabbia mi assale passando per il Malies, per gli scheletri di scuole abbandonate, per le serrande chiuse delle attività commerciali.
Dovrei gioire oggi per i 250 turisti che vengono da Trani?
No, non ci riesco.
Dovrebbero essere, per le potenzialità di questa città, 35.000 minimo.
Ma fa niente, deve andare cosi, direbbe qualcuno.
Non ci possiamo fare niente, direbbe qualcun altro.
Non è vero e tutti lo sanno benissimo, solo che a molti fa comodo cosi.
Fa comodo un popolo silente, capace di subire di tutto pur di continuare a coltivare il proprio orticello senza accorgersi che questo è diventata una misera pianta da terrazzo.
Fa comodo “ricattare” con le promesse elettorali, o con una raccomandazione per un lavoro a “scadenza”.
Gli “onnipotenti” che hanno affossato questa città continuano nella loro opera distruttiva procurando una lenta agonia tutta indirizzata verso la vicina città di Avellino.
Dobbiamo diventare “per forza” provincia irpina? Beh non fateci soffrire fatelo e vaffanculo!
Almeno avremo modo di vedere il vostro “servilismo” dove andrà a finire.
Siamo un popolo sempre stato oggetto di conquiste e colonizzazioni.
L’ultima volta che questo popolo ha reagito è stato durante la conquista dei nostri territori dai parte di Garibaldi e dei piemontesi.
E il sangue versato è stato ben presto dimenticato, perché la storia la scrivono i vincitori.
Volete fare lo stesso adesso?
Beh che Benevento e il Sannio stia morendo è un dato di fatto, che lo faccia in silenzio…beh questa è un’altra cosa.
Tanti auguri a tutti di buona Pasqua.
Nel weekend appena trascorso si è svolta la ventesima edizione della Borsa Mediterranea del Turismo alla Mostra D’oltre Mare di Napoli, ritrovo annuale per tutti gli operatori del settore turistico e non solo, visto che l’ appuntamento è aperto anche a quanti interessati semplicemente a visitare i padiglioni dell’ esposizione. Quest’ anno, come già accaduto per l’ anno scorso, in mostra c’erano anche Benevento e la Provincia Sannita ed eravamo presenti anche noi della redazione di Sannio Report.
Capitanate da Confindustria, settore turismo, si sono adoperate per dare visibilità alla nostra città, piccole realtà quali l’ Istituto Ipsar “Le streghe”, le associazioni Benevento Longobarda e Verehia, Le stanze del sogno B&B, Mazzone Viaggi, Antiche Terme Hotel.
In rappresentanza della provincia sannita erano presenti Fatigatur tour operator e Paolo Cazzulo consulente marketing turistico per la valle telesina.
In veste di sponsor Rummo spa, Rete Sanniolio, Strega Alberti spa, La Guardiense, TIM – industria monouso, Panificio Garofano, Fratelli Marcantonio, Az. Agricola San Nicola.
Come risulta chiaramente, nella tre giorni è venuta meno la presenza delle Istituzioni.
Ora, non volendo accusare direttamente un’ istituzione rispetto ad un’ altra (anche se per noi hanno colpa tutte), ci preme sottolineare questa assenza in un’ occasione che non era certamente da perdere!
Come si sa, gli appuntamenti come la Bmt ed altri grandi eventi espositivi degli attrattori turistici, rappresentano un momento focale per la promozione di un prodotto o, come nel nostro caso, per la promozione della propria risorsa patrimoniale e, immancabilmente, se non avessimo avuto una esigua ma volenterosa rappresentanza, la nostra città sarebbe stata praticamente inesistente, anche stavolta.
Quindi ci chiediamo, perchè?
Perchè il sostrato politico non supporta e non è presente in tali eventi?
Forse siamo troppo presi dagli appuntamenti politici, dalle conferenze, dalle dimostrazioni di potere o di affermazìone personale, a discapito sempre della comunità.
E meno male che c’è chi persegue, durante la campagna elettorale, il concetto di città in evoluzione e in pieno flusso turistico, tanto che a differenza di tutte le altre Province campane, escludendo Napoli e Salerno per ovvie ragioni, a noi è stato riservato un posto espositivo ridotto e questo forse vorrà pur dire qualcosa, o no? Forse anche gli organizzatori si saranno resi conto che invece di essere in pieno sviluppo siamo nella fase di completo recesso, soprattutto turistico e culturale, altrimenti perchè dare maggiore rilevanza espositiva ad Avellino e Caserta??
Noi ci siamo fatti la domanda e ci siamo anche dati la risposta, forse azzardata o forse no.
A supportare la nostra tesi, della non volontà cioè da parte della politica locale di promuovere e portare il nome della città di Benevento al di fuori dei confini provinciali, c’è anche l’ aver preso consapevolezza che il nome di Benevento, quale attrattore turistico, per molti operatori turistici presenti all’ esposizione, era praticamente sconosciuto.
E allora facciamocela la domanda, chiediamoci se davvero la politica sta lavorando per creare l’ indotto turistico che tanto ha declamato o se invece fa comodo mantenere il nostro “gioiellino” incastonato nella rete isolata che la esclude anche dal circuito Campania ArteCard, e che probabilemente fa comodo a chi di un bene comune ne sta facendo un proprio giocattolo.