Il Giardino di Oren sotto sfratto
Il “Giardino di Oren” nasce nell’estate del 1997, diciotto anni fa, per volontà di genitori e volontari della città per: far interagire ragazzi disabili facendoli accostare a laboratori creativi di ceramica, pittura, disegno eccetera che gli permettesse di sviluppare le loro potenzialità e creatività.
Dalla Giunta, guidata allora da Pasquale Viespoli, fu affidata loro anche una sede, nella ex scuola media Sannio in via San Pasquale. A quel tempo concesso loro in “comodato gratuito”.
Nel 2008, in piena epoca targata Pepe, con determina dirigenziale del giorno 1-10-2008 n.422 fu confermato il comodato d’uso gratuito da parte del Giardino di Oren.
Comodato che andò avanti fino al 2010, quindi dopo 13 anni la sua costituzione, quando fu sottoscritto dal Comune e dall’associazione un regolare contratto –determina n. 197 del 15-4-2010– che prevedeva un canone di locazione con la parola che detto canone sarebbe stato compensato dal finanziamento dei progetti che “il Giardino di Oren” poneva in essere.
Progetti regolarmente presentati ed attuati senza ricevere nessun corrispettivo, tanto meno la famosa compensazione con il canone di locazione.
Praticamente l’iter burocratico è lo stesso della L@P31 al Rione Libertà che tante polemiche sta suscitando in questi giorni. Solo che l’asilo arriva sui giornali….il giardino di Oren no!
Con il passare del tempo il Comune ha più volte intimato l’associazione al pagamento dei canoni dovuti, arrivati adesso a circa 11.000 euro, e più volte i membri dell’associazione di volontari si sono recati presso gli uffici del Comune per far valere le ragioni di un accordo che sembrava equo.
Ma evidentemente c’è qualcuno che non la pensa in questo modo. Probabilmente si pensa solo a fare cassa sulle spalle di un’associazione che non ha mai smesso la propria attività nell’arco di questi 18 anni.
Anzi qualche volta è stato proprio il Comune a chiedere aiuto all’associazione per poter far interagire ragazzi disabili all’interno della struttura stessa.
Le entrate, derivanti da donazioni e mercatini dove vengono venduti i prodotti realizzati all’interno del laboratorio di ceramica, servono a tenere aperta la struttura non certo si può pensare di pagare con quelli gli 11.000 euro di fitto arretrato.
E i solleciti del Comune, negli ultimi mesi, si stanno facendo più insistenti tanto da far temere ai genitori e volontari un imminente sfratto.
Più di una dozzina di disabili si recano settimanalmente al centro per varie attività, non ultima la palestra attrezzata per loro nel centro.
E più di un genitore si dice preoccupato della situazione e del suo sviluppo.
La L@P31 va tutti i giorni sugli organi di stampa perché ha la capacità di alzare la voce, ma noi ci chiediamo: chi non ce l’ha come il caso in questione che cosa deve fare? Chiudere?
E nessuno pensa ai disabili, alle loro famiglie e ai volontari che in questi anni si sono spesi per rendere il centro accogliente e adatto alle attività formative dei ragazzi?
Ultimamente in questa città le cose non vanno nel verso giusto su molti fronti ma mai ci saremmo aspettati di trattare un argomento di questo genere dove c’è da una parte un’associazione, che rischia di essere sfrattata per poche migliaia di euro tra l’altro non dovuti, e dall’altra un Comune che, pur di “fare cassa” si accanisce contro i più deboli e indifesi.
Felice Presta