La Chiesa, ormai ex, di San Modesto
La domenica si sa, a tutti piace un po’ di relax, soprattutto quando dopo un freddo inverno piovoso, i primi caldi raggi di sole baciano il tuo viso e tu sei lì a goderti il tuo riposo settimanale.
Cosa faceva invece la troupe di Sannio Report nella prima domenica di caldo primaverile?
Una fugace escursione e come l’ abbiamo definita noi, una piccola lotta di sopravvivenza contro rovi, erbacce, immondizia, evitando di cadere in fossati ben nascosti dalla folta vegetazione.
Il tutto al fine di “visitare” ed effettuare un brevissimo reportage in quel luogo, ormai dimenticato, identificato come la Ex Chiesa di San Modesto!
Per noi nuove generazioni è impossibile averne memoria, ma chi è nato qualche anno prima forse ricorderà o avrà sentito parlare di quella Chiesa che si ergeva lungo l’ attuale strada, Via Episcopio, che da via G. Rummo porta a Piazza Manfredi, alla zona archeologica dell’ Arco del Sacramento e al quartiere Triggio.
Oggi, se ci capita di parcheggiare la macchina lungo la discesa, non possiamo fare altro che notare quest’ area incolta e abbandonata, quasi una specie di discarica a cielo aperto che certo non invita ad incuriosirsi e affacciarsi oltre per vedere cosa invece si conserva al di sotto dei nostri piedi.
Il video e le foto realizzati da Sannio Report mostrano meglio delle parole quanto rimane, ma noi ora proviamo a ricostruire le fasi storico – architettoniche di questa struttura, per capire anche la sua originaria destinazione e quanto questa sia cambiata nel corso dei secoli.
Edificata nella seconda metà dell’ VIII sec. d.C., tra il 758 e il 774, cui venne annesso un cenobio maschile entro l’ 852, entro cioè la metà del IX sec. d.C., la chiesa di San Modesto accoglieva le spoglie del Santo ed era collocata all’ interno delle mura della civitas nova e godeva di uno Status di piena autonomia che si conservò inalterato per tutto il percorso di vita.
Ebbe il proprio scriptorium come S. Sofia e una propria scuola per la formazione di monaci, tanto che nel IX sec. aveva anche un magister scole.
La chiesa di San Modesto è documentata per la prima volta nel 774 d.C., nello scriptorium memoriae delle donazioni arechiane in favore di S. Sofia: tra i beni concessi al monastero è compresa anche l’ Ecclesia Sancti Modesti, ceduta ad Arechi dal suo fondatore Leoniano. In origine quindi San Modesto fu un’ obedientia di S. Sofia e durante la reggenza dell’ Abate Gontario, tra l’ 857 e l’ 862, il monastero fu devastato e incendiato dai Saraceni: dei 28 monaci che vi abitavano, uno fu trucidato, 26 costretti ad abbandonare la comunità monastica e solo Meginardo rimase a custodia delle rovine della Chiesa.
Vent’ anni dopo una nuova fiorente comunità ripopolava quei luoghi, tanto che nell’ 879 l’ Abate Pietro ottenne la immunità perpetua della giurisdizione ordinaria.
Trapassato sotto la giurisdizione apostolica tra fine XI sec. e inizi XII sec., il monastero subì di nuovo gravi danni da parte delle truppe di Federico II tra il 1239 – 1240 e di nuovo all’ inizio del 1250.
La comunità Benedettina si estinse all’ inizio del XVI sec., come testimonia l’ ultima notizia che si ha del suo ultimo Abate, Giangiacomo di Tocco, che si data al 1505.
Devastato poi dal terremoto del 1688 il complesso fu diroccato dal terremoto del 14 Settembre del 1702 e solo nel 1711 furono terminati i lavori di ricostruzione.
Nel 1821 parte del complesso monastico fu ceduta ai Padri Redentoristi e dopo l’ Unità d’ Italia adibita a officina della società Elettrica del Sannio. La restante parte fu destinata ad abitazione del parroco e il tutto fu quasi totalmente spianato dai bombardamenti del 1943.
Secondo il modello del cenobio beneventano, il complesso doveva essere composto da una Chiesa di dimensioni contenute, un edificio per esigenze abitative dei monaci e un giardino, ma San Modesto possedeva anche un chiostro, che presentava qualche anomalia, perché pur avendo tutti gli ambienti distribuiti intorno al grande chiostro (la Chiesa vi si accostava con il lato lungo come nei conventi degli ordini mendicanti), aveva l’ oratorio e la Sala Capitolare separati, per mezzo del deambulatorio, dall’ Aula Chiesastica.
In epoca moderna, quando fu restaurato, ebbe anche un secondo ingresso al piano superiore che si affacciava sullo slargo di San Bartolomeo, oggi Piazza Orsini.
Queste le scarne notizie storiche che le fonti tramandano.
Insomma quel che resta di un gioiello giace nella totale non curanza, e anche la piccolissima contrada che lo affianca, calata Olivella, ha subito il crollo di una parete e la zona risulta è agibile, non solo per questioni di incolumità legate ad eventuali crolli parietali, ma anche al tappeto di immondizia e siringhe che si alternano costantemente e accompagnano il cammino dei mal capitati.
Tutto ciò che abbiamo potuto fare, noi di Sannio Report, a parte cercare di non farci male, è stato documentare il totale abbandono in cui vessa questa piccolissima area di interesse storico – archeologico, dimenticata dalle istituzioni poste a tutela.
Ora, la domanda che mi sono posta subito dopo il sopralluogo è la seguente: “Visto che l’ ex Chiesa di San Modesto è nelle immediate vicinanze dell’ area dell’ Arco del Sacramento, zona debitamente scavata, studiata e portata in luce, perché non si è proceduto allo studio e alla messa in sicurezza anche di questa piccola area?”
FELICE PRESTA