Mario Severino
Tutti lo conoscevano come il Prof.Mario Severino, perché aveva dato una vita alla scuola.
Tanti sapevano però del suo grande talento artistico, fuori delle aule, dove era molto amato dai suoi allievi: qualcuno lo incontro ancora e si fa riconoscere oggi e mi emoziono.
Mio padre mi ha infatti lasciato la più bella eredità: sentir dire di lui che era un galantuomo, una brava persona, benvoluto e stimato.
Il 7 marzo 2002 se n’è andato,dopo una annebbiante patologia, di quelle che feriscono la dignità, come se non bastasse lo scorrere degli anni.
Questa mattina la mia collega Olimpia che vive ad Altavilla, il paese di origine di mio padre, mi ha avvisata che sul gruppo “Sei di Benevento Se…” su facebook c’era un post con la foto di un’opera di mio padre: la Battaglia di Benevento , realizzata in ceramica, per l’atrio del palazzo Nardone.
Lì mio padre ha avuto il suo ultimo laboratorio, insieme alla sig.ra Liliana Moffa, che firmava con lui i suoi pannelli, per il riconoscimento della sua operosa e meticolosa capacità di contenimento del genio , nella costanza e pazienza, fino all’ultima cottura, nel gigantesco forno industriale, che quando ero bambina, mi sembrava mostruoso.
Ci sono molti pomeriggi trascorsi nel laboratorio di ceramica, nei miei ricordi di bambina.
Ricordo l’odore , freddo , polveroso, i tavoli immensi, sparpagliati di attrezzi vari, di colori variopinti, di cocci improvvisati come contenitori delle sperimentazioni , di nuovi amalgama, di fantasie che gareggiavano con le sue idee, di libri, di stracci sempre a portata di mano.
Io in silenzio osservavo tutto, mentre cercavo di inventarmi un talento che non ho ereditato, manipolando il pezzo di argilla che mio padre prendeva dal grande sacco, alto quasi quanto me, per tenermi buona a giocare.
In realtà assorbivo la nascita, che avveniva sotto i miei occhi, di tante opere che ho visto modellare e anche disfare, cuocere, dipingere, ricuocere. La mia preferita, quella che mi ha fatto sognare, e che oggi sogno di poter acquistare, è la rappresentazione di tre ballerine, che si trovano in una villa privata, ed io affascinata chiedevo tante cose a lui mentre le creava.
La sua passione per l’argilla l’ha catturato da giovanissimo, ancora prima dell’Accademia delle Belle Arti che ha frequentato: nei racconti di famiglia ci sono molti aneddoti delle marachelle di mio padre e di suo fratello Pasquale.
Tra queste la più divertente riguarda appunto il suo talento: durante le spedizioni di ragazzi, i compagni di merenda, saccheggiavano ogni tanto i salumi che mia nonna teneva appesi in soffitta, ma mio padre si curava di preparare prima delle copie precise, tant’è che mia nonna se ne accorgeva soltanto al momento del taglio di coltello.
Sembra che la prima volta avesse esclamato”Maronna come s’è fatta brutta sta sasiccia! “ fino a quando scoperto il misfatto si è fatta una bella risata compiaciuta.
Era l’inizio delle sue opere che oggi, poco conosciute, restano ancora dove sono state collocate, dai fortunati proprietari, che io invidio, perché di mio padre , io ho solo un paio di quadri.
Per fortuna alcuni pannelli si trovano in posti più o meno accessibili, come quello che rappresenta San Vincenzo de Paoli, davanti all’ex scuola materna, omonima, oggi Scuola Bilingue.
La Battaglia di Benevento, che si trova nell’atrio di Palazzo Nardone dietro ai Cappuccini, i pannelli delle 4 stagioni, nell’atrio di un palazzo a via Salvemini, i segni zodiacali, nell’atrio di un palazzo di viale dei Rettori, e i bellissimi pannelli che si trovano nell’atrio della Clinica S.Rita, oltre al mosaico nella cappella della stessa , che accoglie due angeli stupendi in ceramica.
So che ci sono molte altre opere in giro, ad esempio ad Altavilla Irpina suo paese di origine, c’è un bar nel corso principale, sulle cui pareti esterne, c’è un bellissimo pannello che rappresenta i raccoglitori di caffè, e mi ferisce vedere che i proprietari , con superficialità per non dire altro, ci affiggono delle locandine banali commerciali: io non so cosa darei per avere quel pannello, o qualunque altro!
Da giovane mio padre aveva partecipato ad una mostra in Svizzera, dove era stato molto apprezzato, e per anni lo hanno invitato con insistenza a ritornare.
Sono molto grata al giornalista Felice Presta, che proprio qualche giorno prima del 7 marzo,anniversario della sua scomparsa, ha pubblicato su facebook una foto della Battaglia di Benevento, e si è offerto di rendere questo omaggio per lui.
Non posso fare a meno di pensare, che mio padre, in qualche modo ci ha fatto “connettere” per essere ricordato pubblicamente, come merita:io sono molto orgogliosa di lui e non avrei potuto aver un padre migliore.