Ho fatto un sogno…
Ho fatto un sogno…
-qualsiasi riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale ed è frutto solo dell’esperienza onirica raccontata nell’articolo-.
Per Freud il sogno è una manifestazione di contenuti psichici rimossi che, attraverso l’interpretazione, possono essere riportati alla luce.
Non sono un grande cultore del filosofo austriaco ma per raccontarvi il sogno di stanotte da qualcosa (o da qualcuno) dovevo pur partire no?
Il sogno inizia in una città in fermento, viva, con negozi e attività traboccanti di gente che va e che viene. La prima cosa che mi sorprende è lo schema: tutto è perfettamente sincronizzato, e non parlo solo delle attività commerciali, ma del traffico, degli uffici pubblici, delle banche, delle poste eccetera.
Nessuna coda, nessuna fila, nessun clacson a suonare ai semafori. Automobili parcheggiate in maniera perfetta, con tanto di spazi liberi lasciati ai portatori di handicap e alle donne incinta. Le (poche) forze di Polizia che sono in giro sorvegliano in maniera discreta tutto l’andirivieni. Qualcuno aiuta una signora anziana a portare la busta della spesa, qualcun altro sorveglia i bambini giocare in un parco giochi affinché non si facciano male.
A questo proposito il parco giochi assomiglia stranamente allo spazio di Benevento dove, nella realtà, c’è il “mamozzio”. E’ bello vedere uno spazio grande in mezzo ai palazzi pieno di verde e di giostrine.
Desiderio inconscio del suo abbattimento? Direi più desiderio conscio di una sua totale eliminazione.
C’è poi un’altra cosa strana che mi ha colpito: sono tutti sorridenti e felici. Si salutano tra loro, alcuni si fermano a conversare raccontando della famiglia, dei figli. Tutti sembrano conoscersi e tutti sembrano volersi bene. Ci sono baci e abbracci dappertutto, e strette di mano, e i bar sono pieni di gente che si offre a vicenda un caffè o un aperitivo.
SEMBRANO?
Se dovessi dare un’idea di ciò che ho visto direi che questa parte della città è uguale a quella che potrebbe essere stata immaginata da un architetto “illuminato”.
D’altra parte verde curato, alberi potati e in perfetto ordine, quasi simmetrici tra loro. Cestini dei rifiuti da ogni parte necessaria, strade pulite e ben curate, palazzi e facciate degli stessi in perfetto ordine e, sia pure costruiti con stili diversi, danno un’idea architettonica di un insieme bello da vedere. Mi ricorda un po’ le foto delle costruzioni nei Paesi Bassi, in Olanda soprattutto. Case colorate con i toni pastello, ampi balconi con fiori e piante. Un quadro generale che, nel sogno, mi ha rilassato in maniera oltremodo strana.
Ma anche quando sogno viene sempre a galla l’inconscio del giornalista curioso.
Ma qui siamo al centro di questa città, mica sarà tutta cosi?
E allora riprendo a camminare, già lo stavo facendo in verità e devo dire che anche in sogno camminare stanca (per non parlare di quelle rare volte che ho preso la febbre: corro, corro sempre e quando mi sveglio sono più stanco di quando sono andato a letto. Un po’ come se avessi fatto una mini maratona), e inizio ad addentrarmi da altre parti. Ma il panorama non cambia. Tutto è un continuum con l’altra parte. Puliti e ordinato in ogni dove. In questa parte del sogno la strada principale assomiglia tanto a via Napoli, al rione Libertà, ma è molto diverso come dicevo. Ma potrebbe essere Santa Maria degli Angeli o Capodimonte, o la strada che porta ad una delle tante contrade cittadine.
E mi chiedo: “Bellissimo, com’è diverso dalla realtà”.
Girando vedo orde (lo so il termine e brutto e in genere si riferisce a dei barbari ma rende bene l’idea del loro numero) di turisti vicino ai monumenti più significativi. Ordinati e silenziosi tutti ad ascoltare le guide turistiche che descrivono l’opera (in particolare) e la città (in generale). E sento i commenti in tutte le lingue conosciute -dagli altri, naturalmente, non da me. Io conosco un po’ di italiano e qualche parola in dialetto. L’inglese? Per me è ostico come se fosse aramaico antico-: “Beautiful city”, belle ville” e così via.
Ho scoperto una cosa importante, nei sogni non si deve necessariamente conoscere la lingua, ci sono i doppiatori come nei film. Un bel risparmio di tempo no?
Musicisti di strada allietano con la loro musica la passeggiata -blues, jazz, pop, non ha importanza-, altri, i giocolieri, attraggono i bambini e le loro mamme nei pressi. Dove sono? In una zona PEDONALE. Dove gira qualche agente in divisa in bicicletta, molti passeggiano a piedi, e qualche furgone elettrico approfitta per consegnare la merce ai negozi. Andando a passo d’uomo e stando ben attenti, certamente. D’altra parte in una città pulita ed ordinata come questa poteva essere diversamente?
Un po’ più lontano mi attira un capannello di gente. Mi avvicino e guardo con stupore: c’è un uomo con la fascia tricolore (il sindaco?) che stringe le mani a delle persone fermandosi a parlare con ognuno di loro e raccogliendo suggerimenti sull’amministrazione cittadina. Al suo fianco c’è una specie di segretario che registra su carta nome e cognome del cittadino, la proposta fatta e, ad esempio, la strada. Poi vedo il segretario distribuire i foglietti a diverse persone. Mi chiedo chi siano e mentre faccio questo mi accorgo che sono gli assessori della giunta comunale.
Quello ai lavori pubblici è quello più “gettonato”: c’è chi propone per l’illuminazione pubblica lampade a basso consumo e a risparmio energetico. Chi propone negli uffici comunali un riscaldamento diverso dal solito -ad esempio quello a battiscopa-. Come non sapete come funziona? Andate su internet e andate a vedere.
La cosa dura un bel po’, d’altra parte è dura amministrare. C’è chi la vuole cotta, chi la vuole cruda e chi metà e metà. Ma la gente tutto sommato espone tranquillamente i problemi, che vengono annotati, verranno esaminati e, nel caso, prontamente risolti.
Uguale alla realtà, non è vero?
Beh in questa città esemplare non posso non controllare altre cose, sono un giornalista anche in sogno mica pizza e fichi!
Entro i diversi uffici pubblici e la prima cosa che noto è che tutti stanno ai loro posti e tutti lavorano (si vede che è un sogno). Le scrivanie sono scevre da qualsiasi cartellina e foglio, dimostrazione pratica che lavoro arretrato non c’è. E poi sono tutti cortesi ed educati. Fanno sedere l’utente, ascoltano attentamente ciò che ha da dirgli e si mettono subito a disposizione e a lavoro. Et voilà. Un pass in 5 minuti, un certificato in 3, un permesso di costruzione (dopo aver attentamente esaminato la pratica) in 15, una licenza commerciale in 30 e così via. Mi fa meraviglia una cosa: l’informatizzazione di questi uffici. I computer sono tutti collegati e le risposte da altri uffici, ad esempio nulla osta, arrivano dopo pochi minuti. Forse per questo, nel sogno, sulle scrivanie non ci sono cartelline, carte o cartacce.
A questo punto compiaciuto -per ciò che ho visto- e deluso -per lo scoop che contavo di fare se ci fosse stato qualcosa che non andava- mi dirigo verso un ospedale.
Li sicuramente troverò qualcosa, siamo o non siamo in tempo di Covid e di pandemia?
Già agli sportelli vedo file ordinate, impiegati sorridenti che lavorano alacremente. C’è gente ma non caos, ci sono medici e infermieri e personale sanitario che assistono, accolgono e visitano tutti cercando di alleviare i tempi di attesa, o magari confortare pazienti. Che bello. D’altra parte la parola “ospedale” deriva dal latino “hospitale”, cioè stanze o luogo destinati agli ospiti. Differente da azienda ospedaliera -azienda: organizzazione che svolge una qualsiasi attività economica. Cioè un luogo dove SI DEVONO FARE SOLDI!
Poi? Poi mi sono svegliato ed eccomi qui al computer presso la sede di Sannio Report a scrivere.
Ah no, dimenticavo, chiudo con parte di una canzone che molti di voi conoscerete:
“I sogni son desideri
di felicità
nel sogno non hai pensieri
esprimi con sincerità
si vede chissà se un giorno
la sorte non ti arriderà
tu sogna e spera fermamente
dimentica il presente
e il sogno realtà diverrà”.