Debiti e menzogne
Benevento. Dietro le rassicurazioni offerte da Pepe alla fine del consiglio comunale di venerdì – al termine di una giornata non facile per la Giunta, che ha dovuto ancora una volta prendere le misure per definire la situazione finanziaria del Comune di Benevento – l’impressione è che pur essendo stato definito un programma di risanamento finanziario, sono davvero in pochi a credere che sia stata scritta la parola fine sulla vicenda.
31,5 milioni di euro è la cifra dei debiti “certificati” ma la verità è che sono molti di più e non si tratta solo di quelli non inseriti nel bilancio e secondo fonti confidenziali – nessuno sa con esattezza l’ammontare delle cambiali da onorare. Ecco perché al di là delle buone intenzioni, persiste un atteggiamento truffaldino.
Il sindaco ha fatto una scelta codarda, espressione di una mentalità assai diffusa: gestire l’emergenza e rimandare il problema alle generazioni future, trovando una serie di alibi esterni. Da questo punto di vista non si è mai avuto il coraggio di fare scelte radicali, anche a costo di perdere in termini di popolarità. Si doveva procedere ad una politica di bilancio improntata su un’austerità intransigente, con scadenze ed obiettivi precisi. Sarebbe stato un percorso tormentato, non privo di sofferenza, ma governare significa assumere rischi e qui si è scelto di continuare a prolungare la malattia abbassando solo la febbre. In tedesco la parola Schuld, debito, è anche sinonimo di colpa, ha un contenuto morale, qualcosa di cui vergognarsi. Andrebbe raccontata la dura verità e invece si continua con le menzogne rassicuranti.
Non credo nell’incapacità di questa amministrazione, comincio a pensare che quello che è accaduto dal 2006 ad oggi, rientri in una strategia tesa a conservare la città in formaldeide. La metafora è quanto mai appropriata: questa sostanza chimica impedisce la decomposizione dei cadaveri dando a volte l’illusione che siano ancora in vita. Laddove la salma in questo caso, è Benevento.
Esiste una struttura informale clientelare, un conglomerato di interessi economici, composto da imprenditori e professionisti abili solo ad accaparrare denaro pubblico che prosegue in un saccheggio meticoloso e senza reticenze. Si tratta di una rete corporativa che colpisce e indebolisce chi sta fuori dal sistema di favori e ricatti. La classe politica è solo la sovrastruttura, l’espressione tangibile. Nel XII secolo i vassalli di un feudo erano fortemente vincolati al Signore che però garantiva protezione e sicurezza, qui siamo invece in una condizione di schiavitù dissimulata. La città si è riempita di Sir Falstaff, gradassi, vanagloriosi in cerca di fortuna, non fingiamo che non esistano.
Felice Presta