All’origine del problema dei rifiuti in Campania.
Partiamo dal primo punto da cui è scaturito l’intero problema rifiuti: l’approvazione del CIP6.
Una delibera del Comitato Interministeriale Prezzi adottata il 29 aprile del 1992, stabiliva gli incentivi per la produzione di energia elettrica, per tutti gli impianti alimentati da FONTI RINNOVABILI E ASSIMILATE.
La parola ASSIMILATE fu aggiunta alla previsione originaria, in sede di approvazione, del provvedimento per includere fonti di vario tipo, non espressamente dalla normativa europea in materia. Chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate ha diritto a rivenderla al GESTORE DEI SERVIZI ENERGETICI(GSE) ad un prezzo superiore a quello di mercato.
I costi di tale incentivo vengono finanziati mediante un sovrapprezzo del 6-7% del costo dell’energia elettrica, che viene addebitato direttamente ai consumatori finali nel conteggio di tutte le bollette (componente A3 degli oneri di sistema). Il valore dell’incentivo CIP6 viene aggiornato trimestralmente e i valori (in €/MWh) sono pubblicati sul sito del GSE. Per il 4º trimestre 2010 l’importo era pari a 69,96 €/Mwh.
Il GSE nel 2006 ha erogato 1136 milioni di euro per gli inceneritori, 224 per il geotermico, 203 per l’idroelettrico, 196 per l’eolico e 0,04 per il solare.
In Italia, le aziende esercenti gli inceneritori di rifiuti rivendono l’energia elettrica prodotta a prezzo maggiorato in base alla applicazione del CIP6, considerando il processo di produzione come derivato da fonti rinnovabili. Questo perché in Italia, per legge, si è deciso di considerare l’incenerimento dei rifiuti come unafonte rinnovabile, al pari dell’energia eolica, geotermica, solare, ecc.
Inoltre, siamo l’unico Paese nel quale si danno incentivi alla produzione di energia elettrica per procedimento di produzione con il carbone o attraverso la combustione dei rifiuti urbani negli inceneritori (cosiddetta “termovalorizzazione”).
Le disposizioni nazionali che prevedono aiuti non differenziati (riguardanti quindi anche la frazione non biodegradabile) per l’incenerimento dei rifiuti devono dimostrare che sono compatibili con il principio della “prevenzione” della produzione di rifiuti e che non costituiscono un ostacolo al reimpiego e al riciclaggio dei rifiuti stessi.
Secondo i principi comunitari: “Lo stato di emergenza determina che alcune delle libertà fondamentali possono essere limitate e che le procedure decisionali adottate in una democrazia possono essere alterate. Il Commissario straordinario nominato dal governo per gestire lo stato d’emergenza può operare tramite procedure accelerate e in deroga della normativa vigente. Nel suo ruolo, si sostituisce a livello territoriale a tutti gli enti locali che si occupano normalmente del settore che si trova in stato”
Questo potere enorme e perciò straordinario, è stato utilizzato per sanare una serie di abusi e ha consentito ai vari Commissari di riaprirediscariche già sature e imporle alla popolazione manu militari, derogare alla normativa sulla valutazione di impatto ambientale, scavalcare le altre espressioni elettive del territorio e utilizzare le risorse pubbliche in maniera “creativa” (o illegale?). Nella Finanziaria 2009 il testo approvato in materia Cip6 garantisce incentivi agli impianti già autorizzati, non a quelli già realizzati, assicurando di fatto i benefici anche a quelli non ancora in funzione.
CERTIFICATI VERDI
Nel 1999 con il “Decreto Bersani” il sistema del Cip 6 è stato sostituito da quello dei certificati verdi, ma la gran parte dei vecchi contratti è rimasta attiva. Il sistema dei certificati verdi prevede che se un impianto produce energia emettendo meno CO2 di un impianto tradizionale il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere ad industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili ma non lo fanno autonomamente.
Questa novità non migliora la situazione. Infatti sia il sistema Cip 6 che quello dei certificati verdi di fatto hanno esteso i benefici economici anche alle fonti assimilate più inquinanti, finendo per indirizzare gran parte dei soldi verso fonti, come i rifiuti, che rinnovabili non sono. Il prezzo dei certificati verdi nel 2007 era di circa 137 euro al MWh. (fonte, GSE)
Nel 2008 un certificato verde “valeva” una taglia di 62,60 euro/Mw. La Regione Campania è commissariata nella gestione dei rifiuti dal 1994, dove i poteri sono passati dal prefetto di Napoli ad un Commissario nominato dal Presidente della Regione.
Con un primo decreto si fece in modo che l’intero ciclo campano fosse gestito da una unica società. Nel 1998 il Presidente della Regione Antonio Rastrelli preparò una gara d’appalto. Nel 2000, con Antonio Bassolino presidente, vinse la FIBE, che si trovò così a gestire la Regione per intero.
Il termovalorizzatore di Acerra non venne consegnato nei tempi previsti (dicembre 2000) e i CDR da loro impiantati sul territorio regionale, non sono in regola e continuano a produrre “ecoballe” con umido e quindi inutilizzabili nei termovalorizzatori stessi. Da notare che nel 2008 gli impianti CDR costruiti dalla FIBE vennero convertiti in impianti per la semplice “tritovagliatura” e imballaggio dei rifiuti. Gli inadempimenti della Fibe hanno portato, conseguentemente ad una serie di emergenze. E su ogni situazione di emergenza, un fiume di denaro viene riversato per gestirla. Tra decreti regionali e CIP6, la Campania si trova in uno stato confusionale. Secondo voi c’è un reale interesse a far passare l’emergenza?