PARCO ARCHEOLOGICO DI CELLARULO. Ipotesi di truffa ai danni del Comune, confermato il sequestro preventivo per quasi 400mila euro nei confronti del sindaco Fausto Pepe.
Accusa pesantissima: truffa ai danni del Comune di Benevento, in merito alla realizzazione del parco archeologico di Cellarulo, con un “profitto” per tale “reato” indicato in quasi un milione 400mila euro. Sia chiaro, ancora deve arrivare la parola ‘fine’ su questa delicata vicenda giudiziaria, ma la pronunzia emessa dalla Corte di Cassazione a fine settembre del 2013 rappresenta comunque un elemento significativo.
Cosa hanno deciso, a Roma, i giudici del ‘Palazzaccio’? Molto semplicemente, hanno confermato il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, di 394mila 820 euro nei confronti di Fausto Pepe, destinatario di questa misura, disposta dal Gip e confermata dal Tribunale, in qualità di “indagato come sindaco del Comune di Benevento”. A portare la questione in Cassazione, ovviamente, i legali di Fausto, che negano la “sussistenza del fumus delicti” relativamente alla contestazione della “truffa”.
In particolare, i legali del primo cittadino di Benevento evidenziano che “l’accusa aveva trovato origine nelle dichiarazioni del coindagato Scocca (che nella vicenda era direttore dei lavori oggetto di appalto per il ‘Parco archeologico e del verde’ di Cellarulo), rilevando che Scocca aveva riferito di una riunione avvenuta con il sindaco e con Mario Siciliano (per la Gesico, appaltatrice dei lavori) e con il geometra Boschiglio” e che sempre Scocca, proprio in quella riunione, “aveva affermato che non erano avvenuti i lavori relativi all’ottavo ed al nono stato di avanzamento, e che tuttavia il sindaco aveva affermato che avrebbe dovuto autorizzare i relativi pagamenti”.
Quadro accusatorio chiaro? Non per i legali di Fausto Pepe, i quali sostengono che le “dichiarazioni” di Scocca “fossero frutto di erronea percezione delle disposizioni” date da Fausto Pepe. Ma le obiezioni proposte dai legali del primo cittadino di Benevento non sono state ritenute fondate dai giudici della Cassazione, i quali, in sostanza, hanno confermato il provvedimento emesso dal Gip e condiviso anche dal Tribunale: resta immutato, quindi, il sequestro per quasi 400mila euro nei confronti di Fausto Pepe.
Per i giudici, difatti, “dal testo del provvedimento” – che stabilisce il “sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente” – si “desume la valutazione resa in merito all’accertamento del ‘fumus delicti’ e del cosiddetto ‘periculum in mora’.
Mick Regis