Abbazia San Modesto (triggio)
Correva l’anno 2015, mese di Marzo e noi di Sannio Report ci recammo sul sito dell’Abbazia di San Modesto, ormai ex.
Tra lo stupore, lo sconforto e la rabbia nel prendere atto dello stato di degrado in cui era stato lasciato un altro bene storico della città, ci dedicammo ad un sopralluogo con riprese video.
Volevamo testimoniare e portare a conoscenza di tutti e ancor più delle autorità allora reggenti, il precario stato del sito storico.
Parliamo di sito storico perché, eretta intorno alla metà del VII sec. la chiesa accoglieva le spoglie del Santo da cui prende il nome e godeva di uno status di piena autonomia che si conservò inalterato per tutto il percorso di vita.
Ebbe un proprio scriptorium come S. Sofia e una propria scuola per la formazione di monaci e nel IX sec. anche un magister scholae.
La chiesa di San Modesto è documentata per la prima volta nel 774, nello scriptorium memoriae delle donazioni arechiane in favore di S. Sofia: tra i beni concessi al monastero è compresa anche l’Ecclesia Sancti Modesti.
In origine quindi San Modesto fu obedientia di S. Sofia e durante la reggenza dell’Abate Gontario, tra l’857 e l’862, il monastero fu devastato e incendiato dai Saraceni: dei 28 monaci che vi abitavano, uno fu trucidato, 26 costretti ad abbandonare la comunità monastica e solo Meginardo rimase a custodia delle rovine della Chiesa.
Vent’ anni dopo una nuova fiorente comunità ripopolava quei luoghi, tanto che nell’ 879 l’abate Pietro ottenne l’immunità perpetua della giurisdizione ordinaria.
In diversi tempi, il monastero fu destinatario di singolari privilegi, ma subì gravi danni da parte delle truppe di Federico II tra il 1239 e il 1240 e di nuovo all’inizio del 1250.
La comunità benedettina si estinse all’inizio del XVI sec. Nel 1498 i monaci benedettini abbandonarono l’abbazia e, come testimonia l’ultima notizia che si ha del suo ultimo Abate Giangiacomo di Tocco, nel 1505 Giulio II donò il monastero ai Canonici Regolari Lateranensi.
Devastato dal terremoto del 1688 e successivamente da quello del 1702, il monastero fu ricostruito nel 1711.
Nel 1821 parte del complesso monastico fu ceduto ai Padri Liguorini, che vi dimorarono fino al 1860.
Dopo l’Unità d’ Italia una parte fu adibita a officina della Società Elettrica del Sannio e la restante fu destinata ad abitazione del parroco.
Con bolla del 24 maggio 1924, per concessione pontificia, il cardinale arcivescovo Alessio Ascalesi ripristinò l’antico titolo abbaziale, ma Il complesso fu raso al suolo, quasi per intero, dai bombardamenti nel Settembre del 1943. L’intero complesso era composto da una Chiesa, un edificio per esigenze abitative dei monaci, un giardino e un chiostro.
Sono trascorsi 5 anni da quel sopralluogo.
E’ cambiata l’amministrazione e con essa gli assessori preposti, ma da quel giorno di Marzo 2015 nulla è cambiato per il sito di San Modesto.
Nella nostra continua attività di recupero e pulizia di siti storici abbandonati, ci siamo imbattuti nella delibera della giunta comunale n.144 del 13 Settembre 2016: si legge l’avvio della fase di progettazione dell’intervento denominato “Riqualificazione area e reperti ex monastero San Modesto in via Episcopio, risalente al secolo VIII”.
Il progetto, si evince, fa parte del Fondo di rotazione per la progettazione degli Enti Locali, promosso dalla Regione Campania con lo stanziamento di risorse pari a € 40.000.000,00 da ripartire, secondo graduatoria, tra i siti destinatari del provvedimento. La procedura è a firma della giunta in carica nel 2016 e dell’allora Assessore alla Cultura, Oberdan Picucci, attualmente sostituito da Rossella Del Prete.
All’attuale assessore alla cultura chiediamo pertanto: a che punto siamo con i lavori?
(Foto Raffaele Pilla)