I nuovi schiavi
Nel lontano 2009 un film che attirò la mia curiosità, e per farlo ce ne vuole, fu GENERAZIONE 1000 EURO, una pellicola fatta bene che, per la prima volta, portava in evidenza all’italiano medio le pessime condizioni di vita in Italia nel pieno di una crisi economica senza precedenti.
Tanto è vero che una delle frasi del film fu: “Questa è l’unica epoca in cui i figli stanno peggio dei padri, e la nostra risposta qual è? Mangiare sushi?”.
In dieci anni nulla è cambiato anzi, paradossalmente, da generazione 1000 euro siamo passati a generazione 500 o generazione, con le ultime novità, reddito di cittadinanza (che più o meno è la stessa cosa). Fra un paio di anni ci sarà la generazione “di quel che cazzo potete darci” (400, 300, 250).
E si può andare avanti cosi?
Non penso proprio…prima o poi il “sistema” è destinato ad implodere, in maniera improvvisa, in maniera distruttiva, ma prima o poi succederà.
E in questo scenario ci sono i “nuovi schiavi”.
Chi sono questi? Sono ragazzi, donne e uomini, non più giovanissimi, che pur di lavorare si piegano alle condizioni peggiori che si possano trovare. E gli imprenditori –fortunatamente non tutti-, i nuovi schiavisti se ne approfittano.
In che modo? Nella migliore delle ipotesi facendoti lavorare 6 giorni su sette, per 9 ore al giorno, assicurandoti per 4 ore, dando come paga 700 euro al mese. Nella peggiore, sette giorni su sette, assicurandoti “a chiamata” dandotene 400 o 500.
Ma ci sono anche quelli che all’apparenza ti danno tutto: stipendio congruo, orari di lavoro quantomeno decenti. Ma come detto solo all’apparenza.
Perché con le nuove leggi questi sono costretti a fare i bonifici ai propri dipendenti, mettiamo ad esempio 1500 euro, e questi dipendenti poi sono costretti ad andarne a prelevare la metà e a riportaglieli indietro al datore di lavoro…pena il licenziamento.
Cosi l’imprenditore paga meno tasse, scarica tutto, e con il “ritorno” dei soldi ha, in nero, un capitale mensile di tutto rispetto da poter reinvestire, ingrandendosi o aprendo nuovi punti vendita, senza di fatto avere concorrenza sul mercato. Perché alla fine potrà avere i prezzi più bassi di tutti con quello che risparmia sugli stipendi.
Giochetto semplice no?
E di questi “giochetti” ce ne sono una marea, tutti che penalizzano i lavoratori e i dipendenti che alla fine della loro vita si ritroveranno con una pensione di fame, di aver lavorato per 20 o 30 anni il doppio, e magari avendolo fatto senza neanche più avere una vita sociale.
E perché questi non si rifiutano e si licenziano?
Perché al loro posto c’è una marea di gente pronta a sostituirli anche per meno, anche al nero (la fame è tanta e questo la politica nazionale dovrebbe capirlo bene, per non arrivare all’implosione del sistema che accennavo all’inizio).
Un altro film, più recente, Quo Vado di Checco Zelone, nella sua comicità abbraccia un altro aspetto del declino lavorativo in Italia: il posto fisso. Sogno di tanti ma che si realizza per pochi. Qui si aprirebbe un altro capitolo del perché si è arrivati a questo.
Magari sarà uno spunto per un prossimo articolo…sperando che ci sia il tempo per un prossimo articolo.
AD MAIORA
Felice Presta