IO SONO CIO’ CHE RECITO
Così è scritto nello stemma della famiglia Scarpetta-De Filippo, riportato nel libro De Filippo & De Filippo.
Una frase che racchiude il senso di una forma di teatro nuova ma che conserva in sé la tradizione, la verità, la tragedia della vita.
Ogni sera, quando terminava la replica di una commedia, Luigi De Filippo amava parlare col suo pubblico, facendo fatica a calmare quegli applausi che provenivano dal cuore degli spettatori.
Amava raccontare un pezzo di storia della commedia interpretata, della grande famiglia da cui proveniva: il nonno, il padre, gli zii.
Il sipario si chiudeva e si riapriva, nel gergo tecnico “la baciata”, perché tanti erano gli applausi per Luigi e la sua compagnia.
Lugi ha fatto la storia del teatro, calcando quelle quattro assi di legno per settant’anni. Settanta sono quelle ufficiali perché Luigi è nato in teatro da due giovani attori, Peppino e Adele Carloni.
Era il 1930 ed era il piccolo di casa, accudito ed educato in un ambiente in cui non si poteva non diventare una persona al di fuori del comune.
Chi era Luigi De Filippo?
Era il teatro, era la memoria storica di un’Italia che ora piange uno dei suoi figli più illustri.
I riconoscimenti per il suo grande impegno non si sono fatti attendere; ha portato avanti un discorso iniziato quasi due secoli fa, mettendo sempre la sua parola, dando il suo tono di voce.
Quella voce che il padre Peppino approvò quando, durante le prove di uno spettacolo, una donna che ripuliva il teatro ne vantò il timbro.
Amante della musica grazie alla zia Titina, donna, attrice e grande interprete; scrittore fin da ragazzo, con racconti che faceva leggere allo zio Eduardo, che apprezzava tanto quel giovane nipote, suo sangue in tanti aspetti.
le prime commedie recitate con gli amici e poi la compagnia del padre Peppino, sua guida in un percorso non scelto subito ma, come si suol dire in questi casi, il frutto non cade lontano dall’albero.
Era destinato a grandi cose, grandi cose che ha fatto fino a qualche mese fa, in quell’ultima sua rappresentazione di Natale in casa Cupiello.
“Io sono ciò che recito” e Luigi lo faceva ogni sera ma in quella sua ultima commedia recitata, nelle ultime repliche, Luigi era davvero Luca Cupiello.
Era ciò che recitava, dava al pubblico la sua più grande interpretazione, concedeva agli spettatori la sua ultima lezione sul teatro dei De Filippo. Luigi era il teatro e in quelle sue ultime repliche (come del resto in tutte le repliche), al Parioli di Roma, ogni sera, seduta in platea nelle poltrone laterali, la moglie Laura Tibaldi assisteva allo spettacolo, divertendosi e applaudendo il marito, l’attore, insomma il genio che amava.
Un legame nato più di vent’anni fa che li ha portati a vivere un amore sia dentro sia fuori il teatro.
Fino alla fine Laura è stata al fianco di Luigi, insieme alla figlia Carolina, fino a che il sipario non è calato.
Ma il sipario non calerà mai caro Luigi, si aprirà e chiuderà come piaceva tanto a te.
E alla fine di questo spettacolo, la vita, sentirai il pubblico che applaude l’umorismo di un teatro che portavi in scena su quelle quattro assi, quando da Luigi De Filippo diventavi ciò che recitavi.
Cosimo Gentile