Il “fantasma” del Campanile (di Santa Sofia), gli incontri continuano
Come promesso la storia del “fantasma” del campanile continua.
Anche se, per essere onesti, lo dovrei definire ectoplasma dato che non ha sembianze ma è solo una massa eterea bianca.
Sono ormai 3 mesi pieni che mi fa compagnia, e alla domande che la gente mi pone non so in tutta onestà rispondere.
Per questo racconto, affidando alla parola scritta, la mia esperienza con il paranormale.
Come già detto nell’altro articolo IO NON CREDO AI FANTASMI, o meglio non credevo, adesso le mie posizioni sull’argomento sono un po’ mutate.
C’è anche qualcun altro che lo ha visto…ma non devo essere io a raccontarlo, io racconto solo quello che succede quando sto li dentro.
Mi aspetta la sera, come una moglie ansiosa di vedere il ritorno del marito (è questa l’impressione che mi ha dato), sui tre gradini di fronte alla porta di ingresso.
Immobile.
Ogni volta rimango per qualche istante, che sembrano un’eternità, spaesato.
Dovrei essere abituato, ma a certe cose non ci si fa mai l’abitudine.
Magari agli animali morti che ho tolto li dentro, allo schifo trovato e bonificato ai Santi Quaranta, li ci si fa l’abitudine, ma al soprannaturale (per uno scettico poi…) non ci si può abituare.
Ogni volta so che ci dovrò passare attraverso, e ogni volta riprovo la stessa sensazione di pace; quella che mi fa stare bene dentro un campanile buio, dentro un luogo antico, dentro delle mura da solo…
Da solo?
Ah già, io non sono solo, lui c’è a farmi compagnia.
Però mi fa compagnia solo dove lui vuole andare, mai sulle scale nuove, mai vicino alla porta, mai su fino alle campane.
Sabato sera è stato buffo, sono entrato verso le 22 e non c’era, con me avevo delle persone.
E come al solito quando ho un po’ di tempo le ho fatte salire.
Al terzo a quarto gruppo, l’ho visto fare capolino per le scale vecchie, come se, svegliatosi dal rumore, fosse sceso a vedere chi ci fosse.
Le persone non hanno guardato da quella parte mentre salivano le scale di legno, sennò lo avrebbero sicuramente notato, ed io ho aspettato che fossero su.
Mi sono allontanato fingendo di vedere una cosa da quella parte e gli sono andato incontro.
Era fermo come al solito, non sull’uscio, ma sul quinto sesto scalino dell’antica scala a chiocciola.
Sapevo cosa voleva da me, sapevo che dovevo fare una cosa sola…passare attraverso di lui.
Non chiedetemi il perché, forse la sensazione di benessere che provo io quando passo attraverso questa figura la prova anche lui, non lo so, e vi dico la sincera verità, di questo non me ne preoccupo.
Siamo due figure in due mondi differenti, siamo proiezioni di mondi diversi che si incontrano in un punto (scale o altro non fa differenza), ma probabilmente siamo tutti e due incuriositi l’uno dall’altro.
Senza avere paura.
Si perché adesso a parte l’incredulità, che dopo innumerevoli incontri permane ancora in me, quando entro non ho più paura.
La paura si è trasformata in protezione, quando sono li dentro mi sento protetto, mi sento bene, e mi sento come se ci fossi nato e cresciuto li…
Non avendolo mai visitato, fino alla ripulitura, in quarantotto anni, non ne conoscevo l’inetrno, ne le due scale, ne che quelle nuove in legno che erano state fatte in epoca fascista per far parlare Mussolini dalla finestra aperta su piazza Santa Sofia (parlò poi dalla Prefettura).
Ma, lasciando da parte il fantasma per un secondo, cosa sappiamo del campanile?
Il primo campanile fu costruito da Gregorio II, abate di Santa Sofia tra il 1038 e il 1056, sotto il principato di Pandolfo III, come si ricava dall’epigrafe, leggibile sulla lapide posta nella parete occidentale dell’attuale campanile, qui la trascrizione e la traduzione.
CHRISTI FULTUS SPIRAMINE
GREGORIUS PIRAMIDEM
HANC IUNIOR LAUDABILEM
NOVO STRUXIT FUNDAMINE
PRINCIPANTE CUM FILIO
PANDULPHO ILLUSTRISSIMO
TURRITUM HOC AEDIFICIUM
INCOEPIT ABBAS INCLITUS
Traduzione:
SORRETTO DALLO SPIRITO DI CRISTO, GREGORIO IL GIOVANE ELEVÒ SU UNA
NUOVA FONDAZIONE QUESTA PREGEVOLE PIRAMIDE, ESSENDO PRINCIPE
L’ILLUSTRISSIMO PANDOLFO CON SUO FIGLIO, ALLORA L’INCLITO ABATE
INTRAPRESE QUESTO TURRITO EDIFICIO).
Dopo il terremoto di fine ‘600 che la distrusse (1688) fu ricostruita lontano dalla chiesa di Santa Sofia. E la notizia è contenuta nell’epigrafe che si trova all’interno del campanile, presumibilmente spostata durante in ventennio fascista e incastonata in una parete del campanile stesso.
TRASCRIZIONE:
CAMPANARIAM TURRIM ALIO IN LOCO
A GREGORIO ABBATE BENEDECTINO UT
SUPERSTES LAPIS EDOCET EXCITATAM
TERRAEMOTUS VI DIE V IUNIJ MDCLXXXVIII
FUNDITUS DELETAM HIC RESTITUENS PENE
ABSOLVERAT TANDEM ALTERO TELLURIS
CONCUSSU, DIE XIV MARTIJ MDCCII QUASSA
TAM SOLO FERE AEQUARE COACTUS AD CUL
MEN USQUE PERDUXIT – FR. VINCENTIUS MA
RIA ORD. PRAED. CARD. URSINUS ARCHIEPI
SCOPUS BENEVENTANUS CONGREGATIONIS
CANONICORUM REGULARIUM S. SALVATO
RIS PROTECTOR AC S. SOPHIAE PERPETUUS
COMMENDATARIUS ANNO MDCCIII
TRADUZIONE:
FRATE VINCENZO MARIA
DELL’ORDINE DEI PREDICATORI CARDINALE ORSINI,
ARCIVESCOVO DI BENEVENTO, PROTETTORE DEI CANONICI REGOLARI
DELLA CONGREGAZIONE DEL SANTISSIMO SALVATORE
E PERPETUO COMMENDATARIO DI SANTA SOFIA NELL’ANNO 1703,
MENTRE RICOSTRUIVA QUI LA TORRE CAMPANARIA,
COSTRUITA IN ALTRO LUOGO DALL’ABATE BENEDETTINO GREGORIO
COME INFORMA L’EPIGRAFE SUPERSTITE,
DISTRUTTA DALLE FONDAMENTA DALLA VIOLENZA DEL TERREMOTO
IL GIORNO 5 GIUGNO 1688,
AVEVA QUASI CONCLUSO CHE FU COSTRETTO A SPIANARLA,
RASA QUASI AL SUOLO DA UN’ALTRA SCOSSA DI TERREMOTO
IL GIORNO 14 MARZO 1702,
LA INNALZO’ FINO ALLA CIMA
E il resto della storia del fantasma?
Beh…alla prossima puntata!
Felice Presta