BENEVENTO: odio e amore !
In un post di qualche giorno fa sui social, ho paragonato Benevento ad una “puttana” che si vende per poco, pochissimo, per un tozzo di pane…
Naturalmente era una provocazione, ma l’accusa, neanche tanto velata, corrisponde al mio pensiero, perché è cosi che immagino la nostra città.
Non sempre, è ovvio, ma molto spesso.
Il perché ve lo spiegherò, cercando di illustrare il mio personale punto di vista su Benevento.
Che sia un abile meretrice ,appare evidente a chiunque vi metta piede, affascinante, apparentemente tranquilla, amabile sotto certi punti di vista, ma che nasconde nei suoi meandri di tutto e di più.
E naturalmente non parlo di cose positive…ma di quelle “molto” negative.
Ecco, se c’è una prima cosa che Benevento fa, è nascondere la sua vera natura agli occhi dei più; in pratica, come il peggior vigliacco, ti fa credere una cosa, ti fa sentire sicuro, per poi pugnalarti alle spalle.
Atipica nel panorama provinciale italiano, senza identità, senza nessuna voglia di far nulla, apatica all’inverosimile, senza aver voglia di cambiare e di trasformarsi, senza nessuna voglia di crescere.
Spesso, osservando la catena montuosa denominata “la Dormiente”, penso che essa ci rappresenti alla perfezione… questa è Benevento.
Se potessimo tornare indietro nel tempo, agli anni 60-70-80-90, non troveremmo poi molte differenze, sembrerebbe sempre di stare nello stesso posto, con i cittadini che hanno acconciature e abiti diversi. Ma per il resto…tutto uguale.
Molti di voi direte: siamo una piccola città provinciale del sud, cosa ti aspetti da essa?
A 48anni non mi aspetto più nulla da lei, anche se, come suo figlio, ho potuto, nel corso dei miei lunghi giri per la città, sentire anche le cose belle che ha da offrire.
E si, perché, ad esempio, la notte, nelle caldi notti d’estate girare per i vicoli, le stradine, il centro storico, mi ha sempre dato l’impressione di essere “protetto” in quei momenti, come se la puttana si fosse trasformata in una mamma premurosa e amorevole ed accompagnasse uno dei suoi figli in giro.
Contraddizione? Certo!
Perché, non lo sapete che questa città è quanto di più contraddittoria esista al mondo?
Non ha memoria, ma in ogni suo angolo si respira la sua storia passata, non ha un’identità, stretta com’è dalle altre Province campane (che hanno tutte la loro identità), non ha futuro, ma di questo sembra che non importi niente a nessuno, non ha ideali né bandiere, tranne quella del Benevento Calcio, non ha speranze, tranne quella di morire al più presto, per evitare un’agonia che si sta trascinando da troppi anni.
Pessimista? Certo, lo sono per quel che vedo ogni giorno.
E soprattutto per quel che sento.
Sono anni che sento lamenti, improperi, nei bar e nei locali della città, per poi, al momento delle elezioni, vedere sempre le stesse “famiglie” trionfare per far si che il famoso motto: “sembra che tutto cambi, affinché nulla cambi” coniato anni fa, renda giustizia alla situazione attuale.
Solo chiacchiere da bar, appunto.
Eppure nei miei lunghi giri a caccia di idee, di posti, di sorprese, mi rendo conto di quanto sia magica ed esoterica questa città e di come i misteri racchiusi in essa permangono da secoli sotto la coltre, è il caso di dire, di una polvere strana che avvolge tutto e tutti.
E’ una citta contraddittoria in tutte le sue forme, come me del resto, e quindi non sarei potuto nascere da nessuna altra parte se non qui, per poterla amare ,ma allo stesso tempo odiare fino in fondo.
Puttana, mamma, moglie, amante- magica, esoterica, lasciva, premurosa, indolente, gelosa, potrei riempire questo articolo di aggettivi e di figure, e potrei dimostrare in qualsiasi momento che ognuno di queste è per certi versi giusta.
E i cittadini? Uguali in tutto e per tutto alla stessa città in cui vivono, con in più una caratteristica peculiare derivante da tutto ciò che la storia pregressa ci ha portato: “dobbiamo” essere sempre comandati e succubi, mai artefici del proprio destino“. Come al tempo del feudalesimo, siamo divenuti con il tempo servi della gleba pronti ad acclamare il signorotto di turno, o chi, nell’immaginario collettivo, detiene il potere.
E purtroppo questo potere c’è ed è reale: potere di vita e di morte, a secondo la convenienza e le circostanze anche se non paragonabile a quello del Medioevo.
Tutto questo, ma molto altro ancora, è Benevento.
Felice Presta