L’arresto del Prefetto di Benevento e alcune considerazioni
Il prefetto di Benevento e tre imprenditori sono stati arrestati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Avellino per il rilascio di certificazione antimafia nel periodo 2009-2011, con l’accusa di corruzione. Ennio Blasco, attuale Prefetto di Benevento, dal gennaio 2008 al marzo 2012 è ha ricoperto lo stesso incarico nel capuologo irpino. Altri due imprenditori arrestati sono attivi nel settore della vigilanza privata e sono originari della provincia di Nola. A Blasco si contesta di aver accettato gioielli, viaggi, un’auto con autista e il pagamento di spese di lavanderia in cambio di facilitazioni all’apertura di istituti di vigilanza privata dei fratelli Buglione nelle città dove aveva esercitato le funzioni prefettizie. Le ipotesi di reato si riferiscono a fatti avvenuti fra il 2009 e il 2011 quando Blasco era prefetto di Avellino. Quello di oggi non è il primo provvedimento cautelare a suo carico. Già nel settembre 2001 Blasco, all’epoca viceprefetto a Napoli, fu arrestato assieme al prefetto Giuseppe Romano e trascorse quindici giorni nel carcere di Poggioreale per un’inchiesta della procura partenopea sul sistema delle autodemolizioni. Per quella vicenda Blasco fu però assolto.
Con l’arresto del Prefetto Ennio Blasco pensiamo che la nostra città abbia raggiunto il punto più basso della sua storia. Vero è che i reati per cui è stato arrestato l’esponente del Governo in città sono riconducibili alla sua passata storia avellinese, ma è pur vero che il suo passaggio a Benevento aveva portato con sé una scia di pettegolezzi, fatti e dicerie che gettavano ombre sul personaggio. Dopo l’operazione New Bridge che ha visto coinvolti nel Sannio anche l’FBI statunitense, e di cui attendiamo gli sviluppi in merito alle parole scritte nell’ordinanza sulla gestione degli appalti, e quella di Tabula Rasa che altrettanto clamorosamente ha portato la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ad arrestare 26 persone per associazione a delinquere di stampo camorristico, dove anche qui attendiamo la seconda parte dell’inchiesta sul voto di scambio. Tralasciamo volutamente l’inchiesta in corso sull’Asl cittadino che ha portato alle dimissioni del ministro De Girolamo perché l’inchiesta è ancora in corso e le indagini non ancora concluse. Una domande è d’obbligo: dove va il Sannio? Siamo davvero così immersi nel fango del malaffare?
Una previsione in merito alla domanda posta è d’obbligo. In una piccola città di provincia dove grazie ai fondi europei, alle discariche, agli appalti sono arrivati e stanno arrivando milioni di euro è ovvio che la criminalità organizzata, anche per uscire dalle zone che sono adesso nell’occhio del ciclone tipo Casal di Principe, abbia adocchiato una realtà come la nostra. Non è difficile trovare complicità. Un territorio non abituato a gestire la criminalità organizzata ad alti livelli, una politica cieca-sorda-muta sul tema, collusioni istituzionali, appoggi e protezione hanno fatto si che arrivassimo a questo. Con gli appalti sono arrivate le estorsioni, con la criminalità la prostituzione diffusa e il traffico di droga. I molti sequestri effettuati in tal senso non lasciano presagire niente di buono per i prossimi mesi. Magistratura, forze dell’ordine e cittadini organizzati e non rassegnati potrebbero invertire la situazione.
Geronimo