Lo spettro del dissesto a Benevento
Lo spettro del dissesto del nostro Comune alleggia nell’aria cittadina e, se possibile, rende ancora più cupa una città che presto si risveglierà dal sogno per precipitare in un incubo…
Perché incubo? Beh, perché se questo dovesse verificarsi ,saranno proprio i cittadini, nei prossimi anni, ad essere chiamati a buttare lacrime e sangue (e soldi) per colpa di politici che, amministrativamente, hanno portato al fallimento una città.
E non parlo qui del neo-sindaco Clemente Mastella, che in pochi mesi ha potuto e dovuto affrontare di tutto, cadendo anche in qualche trappola (mensa, divieto di circolazione delle biciclette lungo il corso, nomina e conferma di dirigenti tanto per citarne qualcuna), ma parlo dei dieci anni di amministrazione targata Fausto Pepe, colui il quale, con esperienza, è riuscito a coprire la polvere (tanta) dei debiti sotto il tappeto trascinandola fino all’elezione dei nuovi amministratori.
Una manovra, questa, nelle sue intenzioni, riuscita benissimo che, di fatto però ha cambiato poco o nulla della situazione attuale.
Il sindaco Clemente Mastella ha sparato sui giornali una cifra: “abbiamo 65 milioni di crediti non riscossi”.
Certo che li abbiamo, ma da dove vengono?
Come scrissi qualche tempo fa, erano almeno 20 i milioni di euro (ma adesso si scoprono che sono 35) che lo IACP avrebbe dovuto versare nelle vuote casse comunali per Ici ed altre varie tasse sugli immobili ed altro ancora. Crediti mai riscossi, crediti mai impugnati e lasciati per anni li a “giacere”, in modo che la prescrizione li cancellasse via con un colpo si spugna.
E vogliamo parlare della TOSAP? L’occupazione di suolo pubblico? Quanti pagano la tassa, quanti non la pagano, quanti non l’hanno mai pagata? Se è vero, come è vero, che gli evasori di questa si aggirano intorno al 65-70%, perché l’ufficio tributi non ha mai fatto i controlli dovuti in tal senso? Connivenza? Negligenza? Imperizia? O semplice dimenticanza?
I miei articoli sono sempre costellati di domande ed avendo già le risposte, cerco sempre l’interlocutore (lettore) che si ponga le domande e che cerchi le giuste risposte ,cosi come faccio io.
I miei dati non sono certo soggettivi, bensì oggettivi, così come una visione di insieme è doveroso darla.
E cosi possiamo parlare della Tarsu, Tari o come si chiama adesso. La famosa tassa sui rifiuti.
Sono anni che la percentuale di evasione è stimata in un 25-30%. Una cifra enorme, che va a ricadere sui cittadini che puntualmente la pagano. E se si chiedesse a qualcuno del perché non si siano mai fatti controlli incrociati sulle utenze per accertarne l’evasione, la risposta classica che verrebbe data è: “E che facciamo? Andiamo ad intaccare il nostro bacino elettorale?”.
Ecco, con questa risposta, che mi diede tempo fa un ex- assessore, è compresa tutta l’inefficienza e la connivenza esistente nella nostra città.
Sul perché delle cause del dissesto imminente potremmo parlare o scrivere per ore. Potremmo parlare dell’Asia e dei suoi costi (al riguardo però ci sarà un altro articolo), dove gli interinali che attualmente lavorano, ci costano la cifra esorbitante di quasi 4000 euro per ciascuno di essi, quando, con un po’ di intelligenza, si sarebbero potute fare altre operazioni che avrebbero consentito un bel risparmio per il socio unico: il Comune.
Si potrebbe accennare ai crediti non riscossi dai privati, per la trasformazioni del diritto di superficie in quello di proprietà. Si potrebbe accennare agli espropri fatti e non pagati, le cui cause, che condannano il Comune, sono all’ordine del giorno.
Potremmo arrivare fino ala giunta Viespoli, che vietò l’ingresso degli autobus extraurbani in città, e una ditta nel lontano 1999 ci fece causa e nel 2015 l’ha vinta condannando il Comune ad un risarcimento di ben 900.000 euro.
Le consulenze d’oro pagate a professionisti cittadini e non, alle assunzioni presso le partecipate (AMTS) fatte nel corso degli anni con il risultato che l’Air di Avellino (che dovrebbe prendere in gestione la nostra azienda di trasporti ) ha già annunciato che prenderà solo gli autisti, lasciando cosi a casa almeno 54 persone (50 se si conteranno i prepensionamenti).
E allora, in un quadro del genere, di cosa vogliamo parlare? Degli introiti delle multe della Polizia Municipale? Delle 5000 multe? Del sistema di recupero delle multe non pagate (che sarà oggetto di un altro articolo)?
O vogliamo parlare del milione riscosso e non dato al Comune dalla Gosaf, la società che gestiva il recupero crediti. Vogliamo parlare della Soget?
Oppure vogliamo parlare dei tanto vantati, dall’ex sindaco Fausto Pepe, lavori in città del PIU’ EUROPA?
E notizia della scorsa settimana che ci vorrebbero 5 milioni di euro per completare le opere iniziate ( e mai finite) per i lavori attinenti ai progetti europei.
E il vicesindaco, Erminia Mazzoni, ha già messo le mani avanti: quei soldi non ci sono.
Quindi, con il dissesto, assisteremmo anche al mancato completamento della Colonia elioterapica, della passeggiata fluviale, delle fontane e delle piazze, della Spina Verde e di tutte quelle opere che hanno fatto “sparire” nel corso degli anni quasi 200 milioni di euro.
Insomma in una piccola città come la nostra, o un grande paese a seconda dei punti di vista, la politica a tutti i livelli viene vista nello schema classico della peggiore democrazia cristiana: come una mucca da mungere il più possibile, senza però darle il tempo di mangiare per produrre il suo latte…
Alla fine la mucca muore. E probabilmente è cosi che finirà la nostra città, la nostra Benevento. Come una mucca spremuta fino all’ultima goccia, senza che nessuno dei proprietari si sia mai chiesto cosa sarebbe potuto accadere in futuro.
L’unico aspetto positivo è che, se si dovesse verificare il dissesto e la Corte Dei Conti, cosi come è certo, condannerà per i propri errori amministrativi i politici di questa città, per 10 anni ce li saremo levati dalle scatole, non potendosi più ricandidare.
Una magra consolazione, in attesa di tempi migliori: ma almeno non mi levate la soddisfazione di veder lavorare persone che avevano come unico scopo fare politica.