Su presunti suicidi la Rete Sociale chiede controlli imparziali e trasparenti alla Regione
Poco più di un mese fa, il 51enne Paolo Pettorossi, dopo 30 giorni di ricovero nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), è morto volando giù da una finestra del reparto di Infettivologia del Rummo, dove era stato trasferito due giorni prima.
Per evitare che tale morte venisse frettolosamente archiviata come “gesto estremo di un pazzo” la nostra associazione ha subito presentato un esposto alla magistratura per tentare di farne emergere le vere cause ed evitare tragedie analoghe.
Paolo, infatti, era entrato sereno e tranquillo in SPDC per un breve ricovero volontario: quanto accaduto a lui, dunque, potrebbe capitare a chiunque se non si farà chiarezza su come la “spinta” – suicidaria, delirante o accidentale – che ha provocato il salto dalla finestra è maturata in un “ambiente protetto”.
Perciò, il nostro contributo agli inquirenti è stato offerto non solo come persone bene informate sui fatti, ma soprattutto come persone libere dal conflitto di interessi che potrebbe pesare sui “dipendenti” delle strutture sanitarie entro le quali è avvenuta la morte del paziente affidatogli.
Ecco perché la notizia dell’istituzione da parte della Asl di una commissione presieduta dal Direttore del Dipartimento di Salute Mentale per un’indagine conoscitiva su questo e altri “eventi avversi” accaduti a pazienti in cura al DSM, non ci rassicura.
Al Dipartimento di Salute Mentale compete l’organizzazione di tutti i servizi, compresa l’organizzazione dell’emergenza psichiatrica dentro e fuori il SPDC: pertanto, una commissione incaricata di un’indagine conoscitiva da svolgere nella “massima riservatezza”, presieduta proprio dal Direttore del Dipartimento incaricato all’epoca dei fatti, ci lascia perplessi. Soprattutto perché il vertice del Dsm – nonostante quanto previsto dalla legge sul ruolo che spetta alle associazioni di familiari – ha chiuso le porte del servizio pubblico al confronto e alla collaborazione con la nostra associazione: impedendoci, così, di rappresentare le istanze degli utenti per il miglioramento di un servizio spesso inadeguato; e costringendoci, di conseguenza, a ricorrere alla Commissione Trasparenza della Regione Campania e alla Magistratura.
Affidare, dunque, questa delicata indagine al Direttore del DSM che ha ricoperto tale incarico per quasi 20 anni, proprio in attesa della nomina di un nuovo Direttore del DSM – in virtù del principio della rotazione degli incarichi affermato dal nuovo Direttore Generale – ci appare una decisione inopportuna o adottata da chi, come i nuovi commissari della Asl, non conoscendo ancora la realtà sanitaria del Sannio, nè la storia della Salute Mentale dell’ultimo ventennio, ha chiesto all’acquaiuolo di avviare un’indagine per valutare se l’acqua è fresca…
Una decisione che ci lascia talmente perplessi da spingerci a chiedere una nuova audizione alla commissione regionale Trasparenza e l’intervento di organi di controllo esterni – quali il servizio ispettivo regionale – affinchè venga avviata un’indagine libera da un eventuale conflitto di interessi su tutta l’organizzazione del DSM: rispetto alla quale il caso Pettorossi potrebbe essere solo la spia di una situazione drammatica.
E in attesa che la magistratura e gli organi di controllo svolgano il loro compito, la Rete Sociale ha deciso di avviare una trasparente campagna di informazione dell’opinione pubblica all’insegna del “NO Salute mentale a porte chiuse!” che è stata illustrata nella conferenza stampa di stamani nel palazzo del Volontariato.
Firmato per la Rete Sociale : il presidente Serena Romano