La politica a Benevento? Chiacchiere da bar
Dopo la sentenza del tribunale in merito al fallimento dell’AMTS si è detto di tutto e letto di tutto. L’unica cosa però che non sono riuscito a leggere è il mea culpa dell’attuale amministrazione e di quel che resta di un’opposizione (ma io la chiamerò sempre minoranza) molti esponenti dei quali hanno contribuito, quand’erano al governo, al fallimento dell’azienda comunale. Nessuno ha ammesso sbagli: è sempre colpa di qualcun altro, mai la sua. Eppure in questa città le responsabilità politiche di errori madornali, evidenziati fin dal primo momento e non col senno di poi, sono numerosissime.
Il parcheggio di Porta Rufina, il progetto Malies, i due centri commerciali, il mammozio in piazza Duomo, quelli ascrivibili al centrodestra, tutti i capolavori pubblici aperti e mai completati, il dissesto finanziario, la città sporca, quelli ascrivibili al centrosinistra. Senza dimenticare la gestione fallimentare dell’emergenza alluvione, della prostituzione in strada, del crollo di lungo sabato Matarazzo e del caso mensa. E questi sono solo pochi degli esempi. Ma di una cosa tutti sono certi: molti se non tutti si ripresenteranno alle prossime elezioni comunali con il loro bacino di voti per cercare di essere rieletti. Ma con che faccia lo faranno? Come chiederanno i voti ai cittadini e a una città che loro stessi hanno contribuito a distruggere o, nel migliore dei casi, senza far niente affinché altri la distruggessero?
Sarebbe bello se per una volta la città si svegliasse e si rendesse conto dei danni arrecati da tutta una classe politica che negli ultimi 30anni ha portato la città in queste condizioni. In genere il beneventano, e il sannita in generale, si sfoga al bar per poi, nel segreto dell’urna votare quel politico perché gli dovrà fare un favore, perché gli ha promesso una cosa e cosi via….il tutto naturalmente scema una volta che quel politico è eletto o rieletto.
L’AMTS, con i suoi 91 lavoratori, è solo la punta di un iceberg enorme che nasconde tutto in questa città. Potremmo dire lo stesso dell’Asia, dei concorsi, dei cambi di casacca in vista delle amministrative, degli incarichi dati a persone di “fiducia”, delle promesse fatte e mai mantenute. Di tutto si può parlare, nei bar, in questa città. Ma con il voto il beneventano dimostra tutto quello che è. L’economia di un territorio sta dimostrando tutto il suo limite: il grido di allarme che lanciai anni fa riguardo al fatto che nei successivi 5 anni sarebbero andati in pensione quasi 10.000 statali non ha svegliato le coscienze dei nostri amministratori. E questo è il risultato. Prima l’economia si reggeva sugli statali, i ferrovieri, gli insegnanti, adesso sui pensionati. Al massimo a Benevento i commercianti sopravvivono, nel migliore dei casi, quando non muoiono dopo uno o due anni dall’apertura.
Il cambiamento sarebbe dovuto iniziare anni fa, con una programmazione seria di sviluppo, possibilmente senza vantare una piattaforma logistica che è stata oggetto di ben 3 elezioni e mai realizzata (a proposito sindaco Pepe il milione di euro è stato restituito a Poste Italiane oppure anche quello è andato a finire nei debiti fuori bilancio?). Abbiamo un patrimonio ricchissimo e non lo valorizziamo, e di questi giorni che a Torino si tiene una mostra sulla dea Iside anche con pezzi provenienti dalla nostra città, chi lo sa? Beh almeno stavolta la notizia è finita sui giornali, nel 1996 andò diversamente, con relativo articolo di fuoco scritto da me sull’allora direttore del museo del Sannio, Elio Galasso. Questa amministrazione non è stata capace di realizzare nulla di ciò che aveva proposto in campagna elettorale sul tema CULTURA, mentre molto a realizzato sul tema degli sprechi e degli sperperi. Nel caso fosse lui, il candidato dem a sindaco, già vedo Raffaele Del Vecchio incensare le cose realizzate dal suo assessorato, dimenticandosi di tutto ciò che non è stato fatto. E non continuate a parlare di Santa Sofia patrimonio dell’Unesco perché la dimostrazione di quanto ci tenevate al nostro patrimonio sta li in evidenza: le luci esterne sono state staccate dalla Provincia. Una grondaia rotta che faceva cadere l’acqua sul muro perimetrale della stessa chiesa è stata sostituita dai cittadini, l’umidità e la muffa, a testimonianza dei lavori fatti all’interno della chiesa, stanno aggredendo “l’importante” sito Unesco…. a proposito, l’assegno di 5 milioni che lo stesso Unesco ha dato alla città come è stato speso? Ma queste sono chiacchiere da bar. Qui va tutto bene, siamo tutti contenti. Un’isola felice. O No?
Felice Presta