Moisés Naím
La fine del potere
Mondadori, 2013
Questo saggio affronta il tema della trasformazione del potere e di come noi lo percepiamo. Per semplificare, il potere non garantisce più gli stessi privilegi di un tempo, nel XXI secolo è diventato più facile da conservare, ma più difficile da esercitare e più facile da perdere.
Dai consigli di amministrazione, ai campi di battaglia, passando per il cyberspazio, le lotte per il potere sono più intense che mai, ma rendono sempre meno e la loro asprezza ma-schera una dimensione evanescente, dove le barriere difensive del potere, un tempo solide, ora sono più semplici da colpire. Ciò non significa che il potere sia scomparso o che non vi siano più soggetti che ne possiedono in abbondanza, solo che chi lo detiene è forse più vincolato, più esposto al monitoraggio esterno. Aristotele sosteneva che potere, ricchezza e amicizia erano le tre componenti necessarie per la felicità individuale. Una definizione semplice del potere può essere questa: la capacità di indirizzare o ostacolare il corso o le azioni future di altri gruppi e individui.
Oppure, in altre parole, il potere è la forza che esercitiamo sugli altri e che li porta a com-portarsi come altrimenti non si sarebbero comportati. Tale approccio pratico non è né nuovo né controverso ma è una definizione di Robert Dahl del 1957 contenuta in The con-cept of power. Moisés Naím fa derivare queste modificazioni da tre trasformazioni che definisce: la rivoluzione del Più, della Mobilità e della Mentalità.
La rivoluzione del Più, contrassegnata da aumenti in ogni ambito, dal numero dei paesi a quello degli abitanti, dal tenore di vita al miglioramento dell’istruzione, passando per la quantità di prodotti disponibili sul mercato; la rivoluzione della Mobilità, che ha messo in movimento persone, merci, denaro, idee e valori a velocità in precedenza inimmaginabili verso tutti gli angoli del pianeta; la rivoluzione della Mentalità che riflette gli importanti cambiamenti in termini di aspirazioni e aspettative che hanno accompagnato questi nuovi sviluppi.
Tali cambiamenti hanno favorito in numerosi campi l’arrivo di nuovi soggetti: innovativi e ribelli, attivisti e terroristi. Hanno offerto svariate opportunità ai militanti democratici e a movimenti politici con programmi radicali e aperto all’influenza politica vie alternative, che aggirano e abbattono la formale rigida struttura interna all’establishment. Aumentata la velocità di propagazione, i movimenti orizzontali hanno rivelato anche l’erosione del monopolio esercitato un tempo dai partiti politici tradizionali.
Nella politica internazionale, i piccoli protagonisti – sia paesi “minori” o entità non statali – hanno acquisito nuove opportunità di interferire, dirottare e ostacolare gli sforzi delle grandi potenze. Questi importanti ed eterogenei piccoli protagonisti hanno alcune cose in comune: il fatto che non necessitano più di grandi dimensioni, di ampio raggio d’azione e di una storia e tradizione per lasciare il segno. Rappresentano l’ascesa di un nuovo tipo di potere – un “micropotere” – che in passato aveva poche possibilità di successo. L’ascesa dei micropoteri e la capacità di sfidare i grandi è un fattore importante della nostra epoca. La decadenza del potere non implica l’estinzione dei grandi protagonisti (governi, eserciti, università, multinazionali), le loro azioni avranno ancora un peso notevole, ma più difficile da gestire.
Moises prende di mira due stereotipi sul potere: uno è la fissazione che Internet possa spiegare tutti i mutamenti avvenuti, soprattutto nella politica e negli affari; l’altro è l’ossessione per il cambio della guardia nella geopolitica: il declino di alcune nazioni (esempio gli USA) e l’ascesa di altre (soprattutto la Cina), vengono presentati come la principale tendenza che trasformerà il mondo come lo conosciamo. Il deterioramento di certe forme di potere non è causata specificamente dalle nuove tecnologie. Internet e gli altri strumenti stanno indubbiamente trasformando la politica, l’attivismo, l’economia e, come è ovvio, il potere. Troppo spesso il ruolo della rete viene frainteso o ingigantito, ma questi strumenti per avere un impatto significativo necessitano di utilizzatori, che a loro volta hanno bisogno di scopi, direzioni e motivazioni.
Il ridimensionamento e la trasformazione del potere come l’abbiamo conosciuto cosa sta provocando? Instabilità e disordine? E se questo caos presuppone ordine e logica?
Felice Presta