BLUE WHALE: IL GIOCO DEL SUICIDIO
157 vittime e tante famiglie distrutte: questo è il risultato dell’agghiacciante gioco del suicidio, che sta spopolando in tutta Europa. Questo folle gioco nato in Russia, rappresenta la propria condanna a morte, in quanto, una volta iscritti, i giocatori sono affidati a dei ‘tutor’, i quali dettano le regole per morire.
50 giorni agonizzanti, all’insegna di autolesionismo imposto dai tutor stessi, che dietro ad un pc si divertono a utilizzare questi ragazzi, dai 9 ai 17 anni, come se fossero marionette.
I ‘curatori’ o tutor danno avvio a questo ‘macabro rituale’ chiamato Blue whale, che letteralmente significa ‘balena blu‘, inducendo i giocatori ad autolesionarsi, attraverso tagli per tutto il corpo, per poi finire con un salto nel vuoto dal palazzo più alto della città.
Negli ultimi giorni di vita tutte le vittime, psicologicamente manovrate e particolarmente vulnerabili, sono indotte a incidere nella pelle, con l’aiuto di materiali appuntiti, il disegno di una balena, in quanto come le balene blu si suicidano lungo il litorale, anche i giocatori sono destinati a questo terribile destino: la morte.
Tutto ciò è affiancato da film horror che i poveri ragazzi devono necessariamente guardare alle 4,20 del mattino, a meno che non vogliano essere responsabili della morte della loro famiglia, che durante il gioco deve essere assolutamente tenuta all’oscuro di tutto, affinché non possa intervenire: questa infatti è la regola principale del gioco.
Molte sono state le vittime in Russia e il primo caso registrato in Italia è stato a Livorno, dove un ragazzo, arrivato al 50esimo giorno del gioco, ha avuto il coraggio di lanciarsi da 26 piani. In particolare in Russia una delle più importanti regole da seguire è documentare l’accaduto, mandando ai tutor foto dei tagli procurati ma sopratutto il video dell’atto finale.
Come può l’uomo provar piacere solo procurando dolore?
Esiste davvero un grado così alto di perversione?
ANTONELLA MOLINARO