Lavoro a Benevento? Ma non fatemi ridere…
Lavoro (pagato)…che bella parola.
Parafrasando Totò ed il suo “cuoco” apro questo articolo di denuncia, per tutto ciò che vedo e sento. E vi assicuro che vedo e sento molto in questa città e sicuramente l’unica cosa che non vedo…è proprio il lavoro.
La crisi di questa città si sta acuendo ogni giorno di più e nessuno riesce ad arrestarne gli effetti o quantomeno limitarli.
Il commercio è alla fame ,non passa giorno che attività chiudano e quelle che aprono lo fanno perché magari non hanno alternative e investono quel poco che hanno in un’attività, sperando che vada bene.
E’ un po’ come giocare alla roulette di un casinò, solo che qui, aprendo un’attività, vince solo lo Stato con le sue tasse e quant’altro.
Non pensate che questo fenomeno, quello della disoccupazione, attanagli solo i giovani…non avete idea di quanti quarantenni e cinquantenni sono “a spasso”. E tra l’altro, se ancora non lo avete notato, sono anche i più incazzati.
Eppure, nell’immobilismo cittadino, sembra sempre che le cose siano uguali, che la crisi non ci sia, che la vita vada per il verso giusto. Questo accade perché non si vuole vedere oltre il proprio orticello e solo quando si è “toccati” in prima persona ci si scaglia contro la politica, contro lo Stato, contro le tasse eccetera.
Non saranno certi i 195 posti, promessi, della Nestlè che potranno risollevare le sorti lavorative della nostra città. A tal proposito diffidate dai falsi “profeti” perché ancora non sono stati stabiliti eventuali parametri sulle assunzioni (che dovrebbero avvenire entro il 2018). Saranno a progetto? A tempo determinato? Indeterminato? Fino ai 29 anni di età (per gli sgravi fiscali)? Potrei continuare per altre 20 righe, preferisco fermarmi qui.
Volete proprio sapere il perché ho aspettato questi 10 mesi per attaccare la giunta mastelliana? Perché il Sindaco Clemente Mastella una cosa poteva e doveva fare (certamente non governare una città che non conosce e non ha mai conosciuto) con le sue amicizie: cercare di richiamare investitori nella nostra città.
E probabilmente ci contava anche lui, visto quanto dichiarato in campagna elettorale, senonchè si è reso conto che siamo tagliati fuori con le strade e autostrade, siamo tagliati fuori con i treni, siamo praticamente isolati… mentre abbiamo un Sottosegretario in carica alle infrastrutture (Umberto, cosa stai facendo per la tua terra oltre a fare dichiarazioni “adcapocchiam”?).
Ed allora si vedono padri di famiglia partire per città lontane, lasciando la famiglia per settimane, pur di far mettere loro il piatto a tavola, altri che emigrano con tutta la famiglia, unendosi a parenti emigrati anni fa verso la vicina Svizzera (che ha quasi chiuso le frontiere), la Francia e la Germania. I giovani vanno in Inghilterra. Altri partono senza sapere neanche dove andare…ma partono.
E chi rimane qui cosa può fare? Si arrangia come può, magari aspettando la chiamata all’Asia per 3 mesi, magari aspettando tempi migliori (che non arriveranno mai), e chi invece, deluso da tutto, perde anche la voglia di combattere.
E si vedono laureati sfruttati, lavoratori costretti a restituire parte dello stipendio accreditato al datore di lavoro, gente che per prendere uno stipendio decente deve lavorare 12 ore consecutive, con lo spettro della mobilità, della cassa integrazione, del licenziamento.
Un film, l’ultimo di Checco Zalone, “Quo Vado”, parla di un lavoratore della Provincia (dove il politico di turno, raccomandandolo, lo ha messo), con il posto fisso dunque, che qualsiasi cosa gli facciano, dovunque lo mandino sopporta, perché lui ha il posto…fisso.
Qualche anno fa usci un altro film: Generazione 1000 euro, è un film del 2009, di 8 anni fa. E quel film prendeva in giro la nuova generazione che si sarebbe dovuta accontentare di 1000 euro al mese.
Beh, in 8 anni siamo scesi a generazione 500 euro, con tendenza alla diminuzione. Fra un po’ arriveremo a generazione 250 euro o a quello che ci potete dare.
E’ questa la prospettiva di questa città?
Si, probabilmente si, vedendo ciò che è successo negli ultimi 8 anni.
I film, se ben interpretati, sono sempre stati lo specchio della società. E, se tanto mi da tanto ,le prospettive non sono certo confortanti.
Negli anni trascorsi abbiamo sentito tante promesse, piattaforma logistica (almeno per 4 consiliature), fabbriche di scarpe, piattaforme industriali, aziende come Ikea o Poste Italiane, pronte ad investire nella nostra città (a proposito, la giunta Pepe ha poi restituito il milione di euro di anticipo che le poste ci diedero? Ma come, non ricordate? Io si).
Ecco perché io sono pericoloso in questa città…perché mi ricordo tutto e posso fare collegamenti che i miei concittadini, quasi tutti smemorati, si sognano.
E sono stato l’unico, anni fa, ad indicare che la via intrapresa in questa città, fondata sul terziario, con impiegati e ferrovieri, era destinata a fallire. E lo feci con un esempio ancora attuale.Nel 2010 indicai, come statistiche, che nei successivi 10 anni sarebbero andati in pensione 10.000 statali,che non sarebbero stati più rimpiazzati. E se ogni pensionato statale consumasse solo 1000 euro in meno di quello in attività ogni anno l’economia cittadina avrebbe perso 10 milioni di euro (ma ne abbiamo persi molto di più).
Ed ecco la fine del commercio.
Inoltre i due centri commerciali, croce e delizia dei beneventani, hanno continuato l’affossamento della nostra economia già debole. E ricordo, per chi non lo sapesse, che anche loro sono in perdita.
Ad onor del vero, se fossi milionario e volessi fare l’imprenditore certamente non investirei in questa città, perchè vorrei fare l’imprenditore, non la beneficenza, che è una cosa diversa.
E allora la soluzione?
Solo noi possiamo cambiare le cose.
Come? Con molti sistemi, in molti modi, magari rimboccandoci le mani e iniziando a coltivare la terra, a partecipare agli stage turistici, a rivalutare (sarebbe meglio dire a valutare, visto che non lo abbiamo mai fatto) il nostro patrimonio artistico ed enogastronomico.
Sono trent’anni che si parla della nostra città come meta turistica: vi faccio una domanda, se venissero 5 milioni di turisti i n questa città, saremmo più ricchi o più poveri?
Saremmo più ricchi?
E se fossimo più ricchi, ci venderemmo il voto ogni 5 anni per 50 euro?
Felice Presta