La Gesesa e la rimozione del contatore (seconda, e ultima, parte)
E’ necessario chiarire innanzitutto che il senso della mia denuncia sui giornali dell’inqualificabile accadimento era quello di evidenziare il modus operandi a dir poco disdicevole da parte di un Ente che gestisce un bene primario nonché di pubblica utilità come l’acqua, resta fermo, che, ovviamente le ragioni vanno accertate nelle sedi opportune.
Mi rendo conto che quando non si può difendere l’indifendibile e giustificare l’ingiustificabile si ricorre, a volte maldestramente, ad ingenerare confusione ma la cosa non sempre paga, come nel caso che mi riguarda.
Intendo, quindi, letta la nota di riscontro della Gesesa per tramite il Sindaco Mastella, svolgere talune precisazioni volte a ristabilire la verità dei fatti.
In sostanza l’Ente replica alla mia nota adducendo, che non avrei pagato correttamente e che sarei moroso.
Riguardo la correttezza dei pagamenti.
L’Ente, pur non negando che abbia puntualmente saldato le rate, concordate nel piano di rateizzo del 4 gennaio 2017, evidenzia, tuttavia, che i pagamenti sarebbero stati effettuati utilizzando “canali” differenti rispetto a quelli indicati nel piano stesso, impedendo così al “creditore” di riscontrare l’avvenuto pagamento con la stessa immediatezza garantita dai canali convenzionali.
In buona sostanza, la Gesesa, pur di giustificare la sospensione della fornitura idrica, mi addebita non il mancato pagamento delle rate, bensì di aver utilizzato “circuiti privati”, non contemplati nel piano di rateizzo.
Tale circostanza non corrisponde al vero.
L’art. 9) del “piano” prevede testualmente che “i bollettini allegati al presente documento potranno essere saldati secondo le modalità di pagamento previsti dall’Azienda (come indicati nel sito www.gesesa.it)” e, quindi, anche tramite “il bollettino di conto corrente postale allegato alla fattura”.
Quindi la Gesesa non prescrive affatto che il pagamento venga effettuato “presso gli uffici postali”, come impropriamente sostenuto dall’Azienda, lasciando invece alla discrezionalità degli utenti la scelta del luogo ove effettuare il pagamento.
Ed è così che ho operato, in ossequio alle indicazioni fornite dall’Azienda, utilizzando i bollettini di conto corrente postale allegati alle fatture, si recava in una tabaccheria cittadina ed avvalendosi dei servizi offerti da Banca ITB (la cd. Banca delle Tabaccherie), saldava le rate mediante versamento di denaro contante direttamente in favore dell’Ente, per il tramite Poste Italiane.
A comprova di tale circostanza, lo scrivente allega sia i bollettini sia le ricevute di accredito, ripeto, ricevute di accredito sul conto corrente n. 000010615821 intestato alla Gesesa, rilasciate proprio da Banco Posta.
Ed allora, se ho esattamente adempiuto alla obbligazione pecuniaria ricadente su di me, va da sé che la sospensione della fornitura idrica operata dall’Azienda è del tutto illegittima ed arbitraria, difettando dei presupposti prescritti dall’art. 4) del piano di rateizzo.
Ma in ogni caso, ove pure volesse ipotizzarsi, si badi solo per assurdo, che abbia adempiuto sia pure utilizzando canali legittimi ma non convenzionali, resta da chiedersi se la Gesesa possa legittimamente sospendere la fornitura di un bene essenziale solo perché non è in grado di prendere atto tempestivamente dei pagamenti che provengano da tali diversi “canali”.
E pensare che per espressa previsione normativa il creditore deve cooperare con il debitore nell’adempimento dell’obbligazione.
Mi pongo, a questo punto un ulteriore interrogativo, anche in virtù della professione di dottore commercialista che svolgo, ma la contabilità di una qualsiasi società o Ente che non registra i pagamenti di somme accreditate sui propri conti correnti è attendibile?
La verità è ben altra, è che la Gesesa tenta maldestramente di spostare l’attenzione su circostanze diverse dalle mie concrete doglianze; mi rendo conto che l’unico modo per rispondere alla mia denuncia pubblica e’ distogliere l’attenzione dal vero problema, peraltro in modo scivoloso come visto.
E’ mai accettabile da noi cittadini che, un ente che non registra i pagamenti effettuati regolarmente dai contribuenti per problemi di disservizio interno, un ente che ammette di avere problemi informatici (vedi telegramma inviatomi) un ente che ha avuto problemi rispetto all’emissioni di fatture inesatte (cfr. caso delle “bollette pazze”), piuttosto che assumere un atteggiamento di maggior prudenza e zelo nell’accertamento di (eventuali) inadempimenti dei cittadini procede al distacco dell’acqua???
Siamo nel 2017 (almeno noi contribuenti), ci sono mail, cellulari e citofoni, esatto citofoni, bastava una semplice citofonata (ricordo che ero in casa al momento in cui gli operatori della Gesesa provvedevano alla rimozione del contatore) e consentirmi di esibire i pagamenti regolarmente eseguiti e tutto si sarebbe risolto in maniera semplice e indolore, invece no, si procede a distacchi con un’arroganza e superficialità inaudita.
Non è assolutamente accettabile che l’inefficiente organizzazione interna di un Ente Pubblico si traduca in un danno gravissimo al cittadino con addirittura il distacco di una fornitura di un bene di pubblica utilità!
Riguardo la morosità.
Prendo atto dalla nota di replica dell’Ente che sarei moroso, ebbene, vero è che la Gesesa mi ha inviato la lettera di messa in mora ma l’Ente nella nota di replica “dimentica” stranamente di evidenziare una piccola circostanza che a mio avviso è dirimente su tutto.
Infatti, la Gesesa, in data 14.10.2016, mi invia un telegramma dal seguente tenore letterale, ripeto, telegramma che presuppone, quindi, una comunicazione urgente:
“Gentile cliente, per un errore informatico le è stata recapitata, negli ultimi giorni, una raccomandata di messa in mora per bolletta insolute. Nello scusarci per l’ulteriore disagio che le abbiamo creato le chiediamo la cortesia di non tener in alcun conto questa raccomandata. Mittente: GESESA SPA.”
Orbene, alla luce della nota di replica dell’Ente mi chiedo, se la Gesesa invia un telegramma di scuse e chiede la cortesia di non tener conto della messa in mora ritiene il contribuente ancora moroso? Qual’è il significato del telegramma?
In ultimo un pensiero al Sindaco, che ringrazio pubblicamente e doppiamente, innanzitutto per aver risposto alla mia nota, e successivamente per aver invitato la Gesesa a non procedere nei miei confronti per il risarcimento dei danni all’immagine della municipalizzata che io avrei provocato con la denuncia pubblica.
Devo rilevare, che la tesi fortemente suggestiva che io abbia leso l’immagine della Gesesa dopo che, ho pagato correttamente, che la Gesesa non ha registrato i pagamenti, e dopo che la Gesesa mi in via un telegramma di scusa per avermi inviato per un errore informatico una messa in mora, è molto affascinante e, per certi versi, anche simpatica.
Caro Sindaco, riguardo l’immagine della Gesesa, se ritiene farsene un’idea vada su Google e digiti semplicemente “Gesesa Bollette pazze” o “Gesesa bollette sbagliate” o ancora “Gesesa contestazioni” e potrà facilmente comprendere una delle tante ragioni per le quali la abbiamo eletta a Sindaco della nostra città.
Io invece andrò avanti, chiederò il risarcimento dei danni subiti in sede civile nonché e querelerò la Gesesa in sede penale per l’interruzione abusiva di un servizio di pubblica utilità come l’acqua.
Grazie per l’attenzione.
Alfredo Montefusco