Il dissesto e lo strano caso dei…beni mobili
Nessuno ha detto che sarebbe stato indolore, ma comunque si trattava di una decisione inevitabile, dopo lo sfacelo ed i disastri fatti dalle due Amministrazioni targate Fausto Pepe.
Cosa? Il dissesto, naturalmente.
D’altra parte, la finanza “creativa” attuata per cosi tanto tempo, prima o poi, reggendosi su un castello fatto di carta, doveva pur crollare.
Sono anni che lo dico e lo ripeto: il dissesto si sarebbe dovuto dichiarare 3 anni fa.
Ma tant’è… è stato dichiarato da Mastella che, leggendo le carte in maniera approfondita, non ha potuto far altro che procedere in tal senso.
Ma penso che nella stessa direzione sarebbero andati tutti quelli che erano candidati a sindaco: Tibaldi, Ucci, Del Vecchio, Farese, Principe, De Nigris.
A meno di non essere pazzi e rischiare poi di pagare in prima persona colpe non proprie…
E cosi ci saranno gli aumenti dei fitti, della Tosap, dei canoni per gli impianti sportivi e di tutto ciò che si può aumentare e che ancora non era stato aumentato.
Fermo restando il primo punto: la lotta all’evasione.
Ma, c’è sempre un “ma” in tutte le cose, anche nelle carte presentate, nei bilanci pregressi e nel decreto salva-enti manca sempre uno dei punti fondamentali che, come nebbia al sole, sparisce sempre: i beni mobili.
Tempo fa feci richiesta al Dirigente del Settore Patrimonio, l’Avvocato Catalano, di conoscere questo elenco, perché non ne avevo trovato traccia da nessuna parte, neanche nelle carte del dissesto.
Come mai non c’è mai stato un elenco di questi beni che, sommati, fanno comunque parte del patrimonio della città?
A chi ha giovato questa colpevole mancanza? A chi ne ha usufruito, a chi ne ha il possesso materiale, a chi ne ha l’affido o la gestione?
Per capirci fino in fondo,potrei fare un esempio: poniamo il caso che il Comune di Benevento abbia avuto, in eredità o in un qualsiasi altro modo una pinacoteca, con quadri di Picasso, Dalì o di altri pittori e che il loro valore si aggiri intorno ai 100 milioni di euro. Dalla vendita si sarebbero così ricavati i soldi per evitare il dissesto.
Un esempio limite, ma che rende bene l’idea di quello che è occultato, offuscato, o non conosciuto in una piccola città come Benevento.
Ed è strano che nessuna forza politica di opposizione ci abbia pensato, che nessun esponente politico abbia cercato di far luce su questa questione. Che non ci sia neanche una traccia, a tal proposito, nelle carte del dissesto o nei bilanci degli anni passati.
Eppure sappiamo per certo che ci sono auto, camion, addirittura ci dovrebbe essere un tir con i bagni chimici pagato qualche anno fa centinaia di migliaia di euro.
Ci dovrebbero essere le biciclette elettriche (ma su questo ci torneremo in un altro articolo), attrezzature, computer, cellulari, tablet e tante altre cose.
Di certo, neanche lontanamente ho mai pensato che la somma dei beni mobili riuscisse ad arrivare alla cifra di 108 milioni.
Ma pare alquanto strano che l’Ufficio Patrimonio non sappia cosa ci sia nel Patrimonio del Comune, che non ci sia uno straccio di elenco ,che tutto sia demandato al settore acquisti e che le carte siano state lasciate lì a marcire…
Con i miei articoli pongo sempre domande, di cui in molti casi conosco già la risposta….ma ,come sempre,invito anche voi a cercarla, iniziate a farvi domande su tutto e cercate le risposte, vedrete che solo allora in questa città potrà cambiare qualcosa…
Felice Presta