Una sera d’autunno, con la pioggia, per la citta’
Percorrere sotto la pioggia, in una sera d’autunno, il nostro centro storico, in particolare il nostro Triggio, nel silenzio irreale delle strade vuote… un’esperienza unica.
Non è la prima, non sarà l’ultima.
Ogni tanto mi fermo, una foto, uno scorcio particolare, una luce di quelle “giuste” e penso alle “pietre” di questa città.
Sono le uniche cose rimaste in piedi in duemila anni di storia. Tutto ciò che si è tentato di costruire, come un castello di sabbia in riva al mare. Prima o poi è crollato.
Le “pietre” di questa città… chissà quante cose hanno visto e quante cose potrebbero raccontare in un’epoca barbara, secondo gli standards attuali, ma ricca di una storia scritta con il sangue e il sudore di cui andare fieri.
Questo fino a quando il popolo sannita, il fiero popolo di un tempo, non fu sconfitto.
Poi vennero i romani, i longobardi, lo stato pontificio.
E venne il tempo della barbarie reale dove, invece degli “unni” di un tempo, sono calati in massa gli “sciacalli”, che hanno messo in ginocchio la nostra città rendendola cosi com’è.
Un contenitore grande e vuoto senza speranze, su cui aleggia una nube opprimente.
Una città che si prostituisce ogni giorno, una città capace di dimenticare quello che di negativo è successo il giorno prima, senza però riuscire a trovarne giovamento o positività.
E’ difficile lottare “ in” e “per” una città che non si vuol far aiutare.
Benevento è sempre stata una città strana, magica: chi la ama e chi la odia.
Chi se ne va la rimpiange, in molti casi… chi rimane, spesso, maledice di essere rimasto.
E allora, in una sera d’autunno ,“girando” per il teatro romano, per Port’Arsa, per le mura Longobarde, con la pioggia e il vento…con gli alberi da cui cadono le foglie, ormai ingiallite, mentre scatti l’ennesima inutile foto maledici di essere rimasto, maledici i suoi abitanti…maledici il suo essere innato, la sua capacità di annientare ogni razionalità, ogni pensiero positivo.
Vedi i lampi, la pioggia si fa sempre più forte, le poche auto sfrecciano veloci, probabilmente chiedendosi chi è quell’imbecille che, sotto la pioggia, con la macchina fotografica gira per quel quartiere senza meta.
Vorrei trovare il famoso noce e cercare di intravedere le streghe che attorno ad esso facevano il SABBA, probabilmente cercherei di unirmi a loro, per scoprire qualche segreto magico capace di far rivivere questa città.
Ma probabilmente neanche le pozioni o le arti magiche potrebbero svegliare dal torpore Benevento.
E allora continuiamo cosi…passeggiando per i vicoli, per i luoghi storici, fotografando e osservando in attesa di qualcosa o qualcuno che non arriverà mai…
Felice Presta