Benevento: la nostra citta’
Strana città Benevento, dove in tutto quello che si fa ,deve esserci sempre un tornaconto o un guadagno personale a prescindere.
E’ sempre stato cosi e probabilmente lo sarà sempre. D’altra parte, in una città “povera” come la nostra, gli accattoni disposti a vendersi per un tozzo di pane ci saranno sempre e questo vale sia nella cosiddetta vita civile che in tutte le sfaccettature economiche.
Ipotizzare di cambiare il beneventano richiederebbe secoli di rieducazione , tempo che non ho e che tra l’altro non spenderei nemmeno…
Ancora adesso, a distanza di due anni dalla nascita di Sannio Report, UNICO giornale di denuncia in una città omertosa e silente, capace solo di lamentarsi nei bar e per la strada, chi sta dall’altra parte (per i cultori di Totò, per intenderci, dalla parte del ragionier CASORIA e COMPAGNI) continua a domandarsi costantemente chi c’è alle nostre spalle, chi ci finanzia e per quale motivo.
Per mentalità non è possibile il contrario. Fare un giornale per amore della verità, per cercare di far capire cosa siamo, e dove stiamo andando è una cosa che le menti ottuse e bacate, gli accattoni di cui sopra, non capiranno mai.
Polemizzare perché non “allineati” con le idee della massa porta a un solo risultato: rendersi ridicoli. Anche perché chi scrive di questa città ha molti tasselli di un puzzle vastissimo, un puzzle certamente incompleto , ma che guardandolo ha già, non solo i contorni, ma un disegno di massima ben definito.
In genere qui si fanno le cose per “fare politica”, nel mio caso se politica e sinonimo di POLIS, quindi di città, la faccio anche io tutti i giorni, se per politica si intende fregare l’elettore e il cittadino, gettando fumo negli occhi….beh penso proprio che non faccia parte del mio essere.
Le mie proteste, le mie denunce sono costanti e regolari e non escono fuori ogni 5 anni in occasione delle elezioni comunali, come magari fanno altri, cercando di screditare le altre persone. Io non salgo sui tetti a protestare per avere un posto e ,dopo averlo avuto, abbandonare chi è salito con me su quel tetto. Non vado a mangiare con qualcuno che il giorno dopo, magari perché da fastidio con quello che scrive e che dice, lo colpisco alle spalle.
Ho tanti difetti e un pessimo carattere e tanto per chiarire, non sono un “santo”, ma non scenderei mai a questi livelli.
Tutta questa premessa per spiegare le ragioni di un’operazione mai nemmeno immaginata a Benevento: quello del recupero dell’area archeologica dei Santi Quaranta.
Un’operazione nata con i social network, Facebook per intenderci, con un’aggregazione spontanea di gente di tutti i colori politici, di tutte le età, di tutti i ceti sociali che hanno creduto, come dico sempre, nell’idea di un pazzo, probabilmente essendo pazzi anche loro.
Il 30 maggio abbiamo aperto la recinzione installata dalla Soprintendenza, il 20 luglio abbiamo tracciato tutti i confini e dobbiamo completare solo la prima parte, di un’operazione vastissima, che è quella della ripulitura.
Tutti lo hanno fatto volontariamente mettendoci tempo, soldi e fatica. Molti hanno segni lasciati dagli alberi infestanti e dai rovi pieni di spine. Segni che ci mettono tempo a guarire ma di cui vanno orgogliosi.
E’ il segno dei tempi: alcuni cittadini vogliono riappropriarsi della città e non demandare il compito agli amministratori che, per inerzia, ignavia, menefreghismo, di queste cose non se ne occupano guardando solo all’apertura di cantieri per opere nuove (e molto spesso inutili) perdendo di vista le testimonianze del passato.
Un popolo che si dimentica del suo passato è un popolo che non ha futuro…
E in questo contesto gli accattoni, i falsi moralisti, gli ipocriti, i detrattori e i denigratori farebbero bene a tacere,perché non siamo noi a doverci vergognare facendo la cosiddetta “cittadinanza attiva”, ma loro che hanno sempre uno scopo alle spalle in quello che fanno.
Noi abbiamo dimostrato amore per la nostra storia, amore per la nostra città, e non abbiamo chiesto nulla, né ci siamo venduti o fatti comprare per realizzare il NOSTRO SOGNO ( e si, è diventato il sogno di tutti i volontari e di molti cittadini).
E la politica si tenga lontano dal cercare di “mettere il cappello” sull’operazione da noi condotta perché non lo permetterò a nessuno, di nessun colore.
Un’ultima considerazione: facendo il giornale di denuncia e girando quotidianamente per tutta la città ho conosciuto una marea di persone. Di molte sono diventato amiche, di parecchi sono diventato nemico. Ma non ho mai deviato dall’idea iniziale: quello di cercare di fare qualcosa per Benevento.
Mi è stato chiesto più volte, e io so cosa significa, di fare una lista e di candidarmi a sindaco. Ma per uno che non ha soldi (per comprare i voti, e tra l’altro anche se li avessi non lo farei mai), né può contare su un bacino di voti, ciò avrebbe significato solo una perdita di tempo.
Però mi sarei divertito ad interloquire con i prossimi candidati sindaci, coloro che, nel “dopo Fausto Pepe”, dovrebbero essere il “nuovo”. Ma che, naturalmente, rappresentano solo la continuità delle precedenti amministrazioni.
E proprio per questo, dopo averlo più volte scritto, ho fatto questo articolo. Perché quello che si sta facendo è più importante di qualsiasi candidatura. E per evitare strumentalizzazioni di sorta sull’operazione di recupero dei Santi Quaranta solo in un caso cambierei idea: se la maggioranza assoluta dei volontari decidesse il contrario.
Una smentita è una notizia data due volte, diceva Giulio Andreotti. Beh, io in tanti anni non ho mai avuto bisogno di smentire alcunché ma solo di chiarire agli ottusi insinuatori ciò che sto facendo.
Con quello che scrivo, e non sono buono, per il momento non ho neanche una querela per diffamazione o per altro, non ho procedimenti penali in corso e sto in mezzo alla strada a parlare con il ministro e con il delinquente. A differenza di altri io lo posso fare…..
Forse è tutto qui il nodo centrale del problema: io lo posso fare e loro no.
Felice Presta