lettera aperta (di una insegnante) al presidente del Consiglio
La mia risposta alla lettera di Renzi:
Gentilissimo Presidente del Consiglio,
ho letto con attenzione la sua lettera: con la stessa attenzione che ogni docente mette nell’analizzare, esaminare e valutare ogni suo allievo.
Per questo ora Le rispondo e valuto quanto da Lei illustrato.
Nella sua lunga esposizione non compare niente che possa chiamarsi “RIFORMA“.
Il suo è un disegno di Legge che mira a una pseudo immissione in ruolo(sottopagato) di docenti sulla base non dei titoli, meriti e concorsi come in qualunque democrazia viene richiesto, ma in nome di una non meglio identificata chiamata diretta da parte del Dirigente.
Lei forse dimentica che il popolo italiano è molto intelligente e, per ogni legge promulgata, trova subito il modo di sfruttare l’occasione servendosi di parenti, amici e amici degli amici, come si fa in politica da quando le elezioni sono una “cosa” vostra e non del popolo stesso.
Le riforme, egregio Presidente, si considerano tali quando sono strutturali, servono ad adeguare la cultura al progresso umano e scientifico, migliorano i rapporti Stato-Scuola-Famiglia e, non ultimo, rivalutano la carriera degli Insegnanti sia sotto il profilo culturale, sia economico.
Non so chi, fra i Ministri coinvolti, abbia, probabilmente, avuto un rapporto così conflittuale con i suoi docenti da voler così male alla Scuola Italiana.
Le posso assicurare che negli ultimi decenni, nonostante una situazione economica, politica, morale e culturale che ha portato l’Italia alla rovina e al degrado, solo la Scuola ha mantenuto l’impegno di coltivare il futuro.
E sarebbe ora riconoscere a quegli insegnanti che ci hanno creduto, nonostante i calcinacci che crollavano, la mancanza di carta igienica, gli allievi sempre più bulli e più spalleggiati dai genitori, e, soprattutto, senza uno stipendio adeguato, riconoscere(dicevo)di essere rimasti onesti lavoratori quando tutto intorno assumeva contorni foschi di corruzione e demerito .
Per queste ragioni, gentilissimo Presidente, oso “rimandarla” a un’altra sessione di esami concedendole il tempo di “studiare”davvero la situazione della scuola italiana e le sue EFFETTIVE necessità, fermo restando che i precari vanno SUBITO immessi in ruolo per riconoscere loro la dignità giuridica ed economica che meritano.
Sono certa che la notte Le porterà consiglio.
Distinti saluti
Mariarosaria Persico