Immigrati e l’allarme sanitario
Tempo fa, caso volle, che mi trovassi ad una riunione presso la sala Giunta del Comune di Benevento senza neanche sapere l’argomento in questione.
I presenti, medici, dirigenti Asl, Croce Rossa, don Nicola De Blasio e l’ex assessore ai Servizi Sociali Emilia Maccauro, non si aspettavano certo di vedermi li ma, essendo stato incaricato hanno dovuto, di buon grado, accettare la mia presenza e quella di un’altra persona che, con il senno di poi, potrei definire testimone oculare.
Dopo i primi minuti sono venuto a conoscenza dell’argomento trattato: la tubercolosi portata in città da immigrati, con casi conclamati, ma non curati, per la sparizione dei soggetti dalla città.
Non avendo mai sentito di una simile patologia sul nostro territorio mi sono documentato a fondo e dai giornali nazionali ho appreso, con una certa preoccupazione, del ritorno in Italia di una malattia che si credeva debellata da tempo: proprio la tubercolosi.
Le cause sono molte, ma la principale è quella del mancato controllo sugli immigrati che giungono sulle nostre coste e a cui non viene fatto uno screening sanitario.
Gianni Rezza dell’istituto superiore della sanità ha dichiarato “che non c’è allarme, ma si assiste ad un lento e graduale aumento di TBC nei giovani extracomunitari trai i 15 e i 24 anni cosi come riportato da “ Il Giornale” anche se al momento sembra non ci siano ancora statistiche precise.
Il problema sorge nel momento in cui questi giovani entrano in contatto con altri ,di tutte le nazionalità,che frequentano, per ovvi motivi, gli stessi luoghi di aggregazione , siano essi d’istruzione o di divertimento, e quindi il rischio contagio è alto. L ’Italia al momento è uno dei paesi a bassa incidenza: nel 2013 sono stati segnalati 3153 casi, il 63% dei casi è stato in persone di origine straniera, ma non dobbiamo abbassare la guardia. D’altra parte fece scalpore il caso dei 164 bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma tra il primo gennaio e il ventotto luglio del 2011 risultati positivi al batterio della tubercolosi.
I sintomi sono sempre gli stessi, tosse persistente accompagnata da una lieve febbre o un leggero calo di peso non curabile con antibiotici. Solo una radiografia al torace permette poi la diagnosi certa.
Questo per quanto riguarda la TBC, ma stanno arrivando anche immigrati che hanno la scabbia, infezione contagiosa della pelle, ma anche questo non fa notizia.
Ma cosa potrebbe succedere a Benevento e nel Sannio?
Iniziamo dai treni, con quelli più comunemente definiti da chi ci viaggia “carri bestiame”: la famigerata ex Valle Caudina dove un numero sempre crescente di comunitari si reca da Caserta o da Napoli a Benevento per lavorare o per altro.
E potremmo continuare appunto con gli immigrati che andiamo ad ospitare senza neppure conoscerne lo stato di salute.
Nessun controllo sanitario si effettua sia a quelli che arrivano sia per quelli stanziali in città.
Tra l’altro proprio ai servizi sociali del Comune di Benevento ci fu un allarme tubercolosi che creò non poca tensione fra i dipendenti, ma, naturalmente, nulla fu fatto trapelare.
In pratica i nostri figli fanno tutte le vaccinazioni obbligatorie per legge ma corrono il rischio di venire contagiati da malattie infettive perché nessuno vigila o si prende la responsabilità di questo stato di fatto.
E’ normale tutto questo in un Paese civile e nella nostra città?