CIAO PINO
Ha cantato la sua Napoli in mille modi e ha lanciato gridi di allarme per quello che vedeva e per come era cambiata la sua città dalla giovinezza alla maturità . Ha cantato dellâamore, ha fatto sentire lâodore dei vicoli napoletani, dei bassi, delle donne napoletane, delle matrone. Ha cantato delle mille facce, belle e brutte, di una città , della sua città , in un misto di immenso amore e di odio per ciÃē che vedeva. PiÃđ di qualsiasi altro cantante partenopeo, Pino Daniele era Napoli. La Napoli sotterranea, la Napoli che i turisti non vedono e che anche gli stessi napoletani, molto spesso, non vogliono vedere. La Napoli degli âscugnizziâ, dei panni stessi, delle grida, delle moto e motorini che scorrazzano nei vicoli, della politica che non gli piaceva (questa Lega ÃĻ una vergogna). Con una chitarra modificata, da lui stesso, che solo nelle sue mani poteva suonare producendo note al di fuori di ogni schema, una chitarra âcaldaâ, non una semplice chitarra, ma uno strumento per raggiungere i cuori di chi ha conosciuto e apprezzato un musicista unico nel suo genere, e con una voce in falsetto ha saputo raccontare meglio di tanti scrittori i volti di una città âĶ. Questo era Pino Daniele (e molto altro) e cosi vogliamo ricordarlo fermo restando che i âgrandiâ non muoiono mai.
Felice Presta