La vicenda dalla Fondazione “Centro Studi Provincia di Benevento”
Con la deliberazione n.18 del 30 giugno scorso il Commissario Straordinario della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, ha approvato l’istituzione della “FONDAZIONE CENTRO STUDI PROVINCIA di BENEVENTO”, ultimo atto probabilmente, prima della definitiva cancellazione dell’Ente Provincia dalle mappe italiane. Un ultimo atto che però costa caro ai contribuenti e ai cittadini perché l’onere di spesa per questa Fondazione, dagli obiettivi tanto ammirevoli, è quasi tutta a carico della Provincia (con una minima parte dell’Università del Sannio) per i prossimi venti anni.
Molte critiche si sono sollevate dopo l’emanazione di questo atto dai più giudicate illegittime per i poteri limitati del Commissario rispetto al Presidente (che come faceva notare qualcuno è solo un caso che siano la stessa persona), dubbi che sono svaniti dal momento che l’approvazione della proposta di costituzione della Fondazione è datata, con delibera del consiglio Provinciale, 5 luglio 2010, cioè 4 anni fa quando Cimitile era ancora in possesso dei suoi poteri di Presidente.
Di cosa si occuperà la futura Fondazione? Scopo primario è di perseguire attraverso lo svolgimento delle attività istituzionali che le sono pro-prie, la promozione dello sviluppo economico del territorio valorizzandone, per altro, il patrimonio culturale nonché l’innovazione tecnologica sempre con specifico riferimento al territorio sannita.
Ma il bello deve ancora arrivare: ritenuto che la fondazione, in particolare, compendierà gli esiti della propria attività nell’organizzazione di due eventi biennali, i quali in coerenza con gli enunciati obbiettivi istituzionali dell’Ente verranno presumibilmente denominati “Biennale dell’Innovazione” e “Biennale dei longobardi”. Questa parte della delibera è molto importante perché fa capire che ogni due anni forse, i citta-dini sanniti vedranno qualcosa del lavoro svolto dalla Fondazione. Ogni due anni?
Come detto la fondazione ha durata ventennale con possibilità di proroga di altrettanti anni a decorrere dalla data di costituzione, non persegue fini di lucro (eccetera eccetera…) il tutto descritto dettagliatamente nello statuto.
La Provincia si impegna a versare 100.000 euro come capitale sociale ed assume, oltre alla sede legale il Musa a Piano e Cappelle, tutti i costi e gli oneri direttamente connessi alla gestione dell’immobile in cui è ubicata la Fondazione. I costi annuali di tale fondazione non dovrebbero essere meno di 100.000 euro che in venti anni fa 2 milioni di euro, per un carrozzone la cui utilità è dubbia sin dalla sua fase istitutiva.
Il Presidente della fondazione è nominato dal Presidente della Provincia.
La fondazione si scioglie automaticamente, qualora futuri interventi legislativi in materia di riduzione, accorpamento e riordino degli enti pubblici prevedano una devoluzione dei beni di proprietà di tali enti non compatibile con la conservazione, da parte degli stessi, della destinazione alle finalità perseguite dalla Fondazione medesima o dettino disposizioni normative impeditive del mantenimento, in capo ai citati Enti. Della titolarità di partecipazioni in agenzie, istituzioni od organismi comunque denominati e di qualsiasi natura giuridica. In pratica se si dovesse seguire la legge questa fondazione non doveva proprio nascere visto che si va ad aggiungere ad una lista di enti inutili che il Governo cerca con la “spending review” di abolire.
Il Commissario Cimitile evidentemente non avvezzo alla politica nazionale prima di andarsene ha pensato bene di lasciarci per i prossimi venti anni un bel ricordo.
Il 10 luglio scorso l’Università del Sannio, probabilmente sentendo puzza di bruciato, ha negato la possibilità a partecipare a questa fondazione in maniera attiva. La fermezza dimostrata sulle critiche accompagnate al-la nascita di questa fondazione non lasciano presagire nulla di buono. Cimitile proseguirà incurante delle critiche rivolte da più parti ma, se la legge gli permette l’istituzione di tale organo, la stessa legge con la chiamata in causa della Corte dei Conti potrebbe vietarla. Ed è molto probabile che nel breve periodo qualcuno chiamerà in causa proprio loro in merito a questa vicenda.
FELICE PRESTA