La questione del registro tumori
Nei giorni scorsi, presso l’ASL di Benevento, è stato presentato il progetto del registro dei tumori della provincia. Sono intervenuti il dott. Michele Rossi, Direttore Generale dell’ASL di Benevento; il dott. Mario Fusco, tutor del registro campano e colui il quale ha messo a punto il primo registro a Napoli con uno studio che parte dal 1996. Il dott. Tonino Pedicini, Direttore del’Istituto nazionale dei tumori “Fondazione G.Pascale”; la dott.ssa Annarita Citarella, direttrice responsabile del dipartimento di epidemiologia e prevenzione dell’ASL di Benevento.
Gli interventi più significativi sono stati quelli di Fusco e Pedicini.
Per il dott. Fusco due sono i punti fondamentali e imprescindibili per poter creare un registro dei tumori serio:
RIGORE SCIENTIFICO. I dati prodotti sono la sintesi di diversi fattori. Si parte con la certificazione della subentrata patologia e quindi all’iscrizione in un primo registro. Poi si passa ad un più attento esame partendo dall’individuazione esatta delle coordinate geografiche di dove l’individuo ha vissuto negli ultimi 20 anni, cioè dove presumibilmente ha contratto il tumore. Dandone cosi la collocazione esatta dell’incidenza del fattore ambientale. In contemporanea vengono valutati tutti gli altri fattori di incidenza: il lavoro, lo stile di vita, l’ereditarietà. Dall’incrocio di questi dati si dovrebbe avere un rapporto dettagliato sulla salute in Campania riguardo le patologie tumorali.
AUTONOMIA GESTIONALE. Tutti i settori che verranno interessati nel corso di questa indagine territoriale devono rimanere liberi da ingerenze politiche e quant’altro. Devono, senza alcuna pressione esterna, lavorare ed elaborare i dati in assoluta autonomia, libertà, trasparenza e serietà. In alternativa i dati elaborati non sarebbero più attendibili e quindi si andrebbe a vanificare l’intero lavoro.
Per il dott. Pedicini la base di partenza deve essere l’informatizzazione dei Comuni. Informatizzare il tutto partendo da tre divisioni principali:
1) Incidenza: coloro che si ammalano;
2) Prevalenza: coloro che guariscono;
3) Mortalità: coloro che decedono.
Ogni stadio prevede un registro. Partendo dalla diagnosi per arrivare alle soluzioni. Ovviamente nel mezzo c’è la cura e anche su questo ha puntato il dott. Pedicini. Il registro, visto in quest’ottica, diventa un indicatore della qualità dei servizi dell’ASL, fermo restando che dopo una diagnosi, si ha bisogno di centri specializzati per le cure. A cosa realmente potrà servire il registro dei tumori? Questo è il punto nodale. Avere uno screening delle patologie esistenti sul territorio è sicuramente una base di partenza, ma non è certamente l’arrivo. Per quanto riguarda le analisi ambientali sicuramente sarà interpellata l’A.R.P.A. (agenzia regionale per la protezione ambientale), ma saranno anche interpellate le università?
Questa domanda è stata posta da Vincenzo Briuolo al dott.Pedicini. La risposta ci ha lasciati perplessi. Lui ci ha risposto che i dati che verranno presi in considerazione, saranno esclusivamente quelli dell’ARPA.
Le parole del dirigente sono state in netto contrasto con quanto dichiarato pochi minuti prima dal dott.Fusco, che nel suo intervento, auspicava una proficua collaborazione con i vari centri universitari che già da anni si stanno adoperando con analisi e studi. Avendo escluso le università e i loro centri di ricerca l’unico referente rimarrebbe l’ARPA?
Come saranno vagliati i dati? Con che criterio saranno valutati?
Fermo restando la bontà del progetto iniziale, cioè la costituzione del registro dei tumori, ci piace ricordare che, ex dirigenti dell’A.R.P.A., sono finiti sotto inchiesta per aver “addomesticato i dati”.
Ciò premesso, ed avendo visto l’esclusione dei centri di ricerca universitari, chi garantirà l’effettivo svolgimento dei lavori? Con quali altri dati potranno essere comparati quelli che giungeranno dall’A.R.P.A.?
Volendo dare una interpretazione a 360° della costituzione di tale registro, si sarebbe dovuti giungere ad un’analisi dettagliata degli stili di vita, degli stili lavorativi e dell’impatto ambientale come cause di insorgenza delle patologie tumorali. A questo punto torniamo alla domanda di partenza: a cosa servirà il registro dei tumori?