Benevento, nuova colonia criminale
Con l’operazione denominata Tabula Rasa il tribunale di Napoli, lo scorso 19 marzo ha emesso provvedimenti giudiziari per 42 persone molte delle quali, esponenti della malavita beneventana. Tra questi, il cosiddetto clan “Sparandeo” per “associazione a delinquere di stampo camorristico”. Tale clan, infatti, secondo la magistratura operava a Benevento e nelle zone limitrofe avvalendosi della forza di intimidazione, del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva “per commettere delitti contro la persona e contro il patrimonio” (estorsioni, usura, detenzione e spaccio di droga, controllo di attività economiche). Fin qui la cronaca.
Nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza, c’è molto di più. C’è la storia, ricostruita dai collaboratori di giustizia e da altre indagini già concluse, di come Benevento da “isola felice” sia divenuta un importante centro per lo spaccio di droga, con annessa usura e tangenti negli appalti. Che fosse divenuta una città meritevole di “at-tenzione” questo si era visto già negli anni passati: i diversi omicidi –Nizza, Saccone, Schiavone- avrebbero già dovuto essere un campanello di allarme sia per la popolazione sia per gli organi inquirenti ma evidentemente il fenomeno è stato sottovalutato.
La situazione si è aggravata quando la provincia di Caserta è stata messa sotto pressione con gli arresti e la disarticolazione del gruppo dei casalesi e mentre in provincia di Napoli, la lotta interna tra i clan rendeva difficile la vita per alcuni gruppi che hanno deciso di trovare un nuovo spazio per gli affari illeciti. Salerno ottima piazza, era già occupata e troppo visibile grazie al protagonismo politico del sindaco De Luca, in Irpinia la classe politica tentava in qualche modo di arginare questi fenomeni, non restava dunque che orientarsi verso Benevento, che a parte qualche buon politico solitario, non esprime da tempo una classe dirigente all’altezza.
Qui la mafia campana ha avuto vita facile e un terreno fertile dove pascolare, grazie all’enorme flusso di denaro pubblico, alla speculazione edilizia e ad una serie di opere pubbliche inutili e costose. Si è attivato un “ciclo virtuoso” che ha arricchito imprese con legami sospetti e tutto quel sottobosco di intermediari che vivono di tangenti e mediazioni illecite. Chi cerca di frenare dentro e fuori le istituzioni si ritrova isolato e la presunta “riqualificazione urbana” soddisfa l’ingordigia di moliti.
L’arresto di Salvatore Iovine (cugino di Sandokan) non lascia presagire nulla di buono, ma questa infiltrazione dei clan camorristici in città non è una novità, dato che già alla fine anni ’90 alcuni soggetti legati ai clan di Casal di Principe hanno fatto la loro comparsa come aziende aggiudicatarie o in subappalto. Solo che il fenomeno ha subito un’accelerazione improvvisa. La delinquenza organizzata porta con se l’usura, la pro-stituzione e la droga è purtroppo una normale prassi. Diciamo, in buona sostanza, che sia Benevento, sia la magistratura che le forze dell’ordine non erano pronte per un’invasione cosi massiccia – ma io la definirei più una “colonizzazione” – della città.
Felice Presta