A proposito della “lagna” a mezzo stampa
Benevento terra di avvocati, presidenti e giornalisti. Le statistiche palano chiaro: il rapporto tra numero di abitanti e principi del foro regolarmente iscritti all’albo professionale è tra i più alti d’Italia. Un titolo di ‘Presidente’ poi non si nega a nessuno, in linea con quanto succede nel Belpaese. Poi c’è il capitolo giornalisti: tutti bravi e professionalmente preparati.
I più impiegati la mattina e cronisti d’assalto il pomeriggio. Stipendio sicuro a fine mese e collaborazioni (con compensi al ribasso, se non a gratis) per arrotondare, a scapito di chi con il mestiere ci deve mangiare. Ma tant’è. Tra loro ci sono poi coloro che si ‘arrangiano’ e lo fanno come possono: più collaborazioni, per pochi euro, turni di lavoro massacranti senza tutele e incarichi da addetto stampa presso istituzioni e municipalizzate. E su quest’ultimo capitolo che ormai da anni si sta consumando la guerra dei poveri. Accuse, mezze frasi, gelosie.
L’ultima in ordine di tempo riguarda Gesesa. La vicenda di Gigi La Monaca è nota tra gli addetti ai lavori e non solo. Un incarico non più rinnovato dopo circa otto anni e avanti il prossimo. Il defenestrato ora lancia accuse e punta l’indice. Fino a ieri parte del sistema e autore di comunicati volti ad esaltare l’ottimo lavoro dell’azienda idrica. Oggi primo opposi-tore di quella stessa struttura che fino a ieri versava soldi sul suo conto corrente (pochi o molti cambia poco). Accuse di negligenze e mala gestione inoltrate agli organi di stampa in veste di presidente provinciale di Ekoclub, un’associazione nata negli anni settanta, che rispetto alle altre associazioni ambientaliste propone “la centralità dell’uomo rispetto all’ambiente e di conseguenza la sua possibilità di raccogliere i frutti vegetali ed animali della terra, con rispetto e per reale necessità. Questa possibilità consente all’uomo di mantenere le sue abitudini ancestrali e di avere un effetto fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio ambientale”. Cioè tra le altre cose ammette la caccia e la pesca. E detto per inciso parliamo di un’associazione che non trova mai molto spazio sugli organi d’informazione. Dunque una sorta di conflitto d’interesse, tra la professione svolta e la carica ricoperta.
La premessa, piuttosto lunga, non tende a sminuire la professionalità, il valore umano, e il ricco curriculum di Gigi La Monaca, valido pioniere dell’etere sannita ed istituzione del mondo radiofonico cittadino. Piuttosto tende a far riflettere lui e chi prima di lui si è ritrovato nella stessa situazione, sull’inopportunità di sputare nel piatto dove si è mangiato. Se vogliamo essere onesti dobbiamo ammettere che, al netto delle capacità professionali che non vengono negate, chiunque sia riuscito a strappare un contratto di addetto stampa presso un’istituzione o una municipalizzata, è stato “graziato” dall’amico. Nulla di scandaloso: ognuno si sceglie legittimamente i collaboratori secondo criteri che meglio crede. E’ una ruota che gira. E diventa stucchevole osannare il panorama dall’alto per poi affermare giusto il contrario quando si rimane a terra. Chi ha sostituito La Monaca alla Gesesa è ingranaggio dello stesso meccanismo: arriverà anche per lui il momento di scendere.
Così come è successo per Antonio Orafo al Comune, Laura De Figlio all’Asia, Vittoria Principe all’ospedale “Rummo” e via discorrendo. Si sale e si scende, accettate le regole, bisogna poi fare i conti con il positivo e il negativo del gioco. Cercando di non dimenticare mai una regola fondamentale della professione: l’obiettività. Sempre! Detto questo un ultimo passaggio è obbligatorio: nel giro di valzer di incarichi pubblici o “parapubblici” sarebbe bello vedere una sorta di turnover, perché alla fine gira che ti rigira le persone che vengono accontentate, in una maniera o nell’altra, sono sempre le stesse. Saranno pure bravissime ma alcune un lavoro già lo hanno, essere ingordi mi pare un po’ troppo.
Il Coffiere