Intimidazioni all’amministrazione da parte del clan Sparandeo?
BENEVENTO. L’inchiesta “Tabula Rasa” dimostrerebbe la capacità del Clan Sparandeo di controllare il territorio in maniera capillare e di condizionare l’operato degli amministratori pubblici per scopi illeciti. Nei colloqui intercettati nel carcere di Salerno Fuorni il 19 maggio 2011, pochi giorni dopo le elezioni amministrative di Benevento, si parla delle somme di denaro e dei voti distribuiti ai politici amici.
Pare che l’assessore ai lavori pubblici dell’epoca, Aldo Damiano, abbia versato circa 150mila all’anno al gruppo criminale, forse a titolo di estorsione.
In quelle conversazioni si parla di vari esponenti politici, ma l’attenzione maggiore di Arturo Sparandeo è concentrata su Rosario Guerra, fratello di Elisa, madre di Arturo.
L’uomo chiede con insistenza ai familiari di conoscere quale assessorato avrebbero assegnato allo zio e se in qualche modo si potesse “ottenere” quello dei lavori pubblici (importante per il denaro che movimenta).
Nel commentare l’ottimo risultato di Guerra, (arrivato secondo nella lista civica del sindaco Pepe “Lealtà per Benevento”), riferisce che il padre Corrado dovrebbe avere un incontro proprio sulla questione dell’assegnazione degli assessorati.
Con chi si è incontrato?
Per la cronaca, Rosario Guerra è stato assessore alla Mobilità fino al 21 marzo 2013 quando il sindaco gli ha revocato le deleghe. Qualche tempo dopo, rilascerà un’intervista dal tono ostile.
Venerdi (29 marzo ndr) il sindaco Fausto Pepe è stato ascoltato dal Pm della Direzione distrettuale Antimafia, Luigi Landolfi, proprio sulle presunte intimidazioni che il clan Sparandeo faceva ad alcuni uomini dell’amministrazione comunale. Damiano non ha negato i contatti, ma ha negato di aver ceduto alle pressioni. Gli sviluppi si fanno sempre più interessanti.
S.r.