Avanzi di vita urbana
La città è da sempre il luogo dello scambio e quindi del consumo; il consumo è la condizione fondamentale della sua esistenza e soprattutto del suo sviluppo. Senza consumo non esiste innovazione, altrimenti le città rischiano di trasformarsi in luoghi senza tempo. Infatti, sono i tempi del consumo, a rendere diverse le città, a rinnovarle, anche a distruggerle per poi ricostruirle secondo lo spirito del tempo. Non esiste la città ideale; è la città storica con le sue contraddizioni e le sue visioni utopiche e, in modo particolare, condizionate dalle necessità del presente a rappresentare il materiale vivente sul quale lavorare, studiare ed eventualmente intervenire.
Il significato della parola “consumo” assume una particolare connotazione: da un lato una sedimentazione storica, culturale e artistica che trova in ogni metro quadro della città testimonianze dirette, senza falsità né errori filologici; dall’altro lato, abitanti che vanno e vengono, secondo modelli di consumo organizzati da “altri” abitanti temporanei che sperimentano, con i propri linguaggi e specifiche antropologie, realtà e sistemi di rappresentazione codificate. E’ da questa relazione straordinaria e comune a tutte le città italiane ed europee, che si sviluppa lo scarto tra vecchio e nuovo, tra conoscenza e interpretazione, tra consumo banale e consumo eccezionale.
Bene, se questo incredibile ciclo vitale viene sospeso dalla cattiva gestione politica della città cosa resta? Si fa spazio la “consunzione”, non la distruzione creativa che fa rinascere la città, ma il lento logorio. Benevento è un triste esempio di una città che sparisce per fare posto ai detriti di una grande periferia, avanzi di vita urbana che lentamente si consumano.
FELICE PRESTA