Opere pubbliche, “Più Europa”, dubbi e perplessità.
Nel giugno del 2011 la chiesa di Santa Sofia è divenuta ufficialmente patrimonio dell’Unesco. Un percorso iniziato dall’amministrazione targata Fausto Pepe nel 2007 e conclusasi dopo quattro anni con una vittoria per la città di Benevento. O no? La domanda è d’obbligo perché dopo tutta la lotta fatta per avere questo importante riconoscimento, che immancabilmente il nostro sindaco giustamente ci ricorda ad ogni uscita pubblica, nulla si è fatto sia per valorizzare il monumento sia per farlo entrare nel cosiddetto giro turistico campano. Anzi a volte sembra quasi che si debba nascondere alla vista dei pochi turisti che si ritrovano in città, come il patrimonio monumentale che Benevento detiene. Eppure da altre parti dello stivale, senza arrivare troppo lontano, per esempio a Pietrabbondante in provincia di Isernia, la valorizzazione di pochi resti monumentali diventano motivo per portare un numero consistente di turisti. Il che ci riporta alla domanda iniziale….perché questo non è successo a Benevento?
Dicevamo che nel 2011 la città ha avuto questo riconoscimento, poco dopo l’amministrazione Pepe ha avviato una serie di cantieri e costruzioni in giro per la città tutti sotto la sigla di PIU’ EUROPA (programma integrato urbano) con fondi europei (FERS 2007/2013). In sostanza l’Europa ha mandato per Benevento una valanga di milioni di euro, per la precisione la prima tranche era di 38.345.663,05 (più i 3.834.566,30 euro di cofinanziamento comunale) con lo scopo: “sviluppo urbano e qualità della vita” che, attraverso l’attuazione dell’Obiettivo Specifico “Rigenerazione urbana e qualità della vita“, intendeva sviluppare il sistema policentrico delle città, mediante la costruzione di una rete di città e territori competitivi all’interno dello spazio regionale.
L’Asse 6 del Por FERS 2007/2013 denominato “Città medie” sarebbe servito a realizzare interventi integrati di sviluppo urbano per migliorare le funzioni urbane superiori e assicurare condizioni di sviluppo sostenibile, sociale ed economico, delle città medie. Il POR FESR 2007/2013 della Regione Campania prevedeva la realizzazione dei Programmi Integrati Urbani, anche attraverso la delega di funzioni alle Autorità Cittadine, in forza della quale le stesse agivano, nella realizzazione del Programma PIU’ Europa, quali Organismi Intermedi. Le città medie sono quelle che superano i 50.000 abitanti. Questo dice il regolamento di attuazione.
Sulla carta tutto giusto tutto bello ma nella pratica cosa è successo?
E’ successo quello che sta sotto gli occhi di tutti. E’ stata fatta piazza Colonna con una fontana monumentale ed uno spazio antistante la Stazione ferroviaria di dimensioni superiori, sono stati aperti dei cantieri al Rione Libertà (e poco dopo bloccati) la cosiddetta Spina Verde, sono state costruite tre vasche a Piazza Bissolati, si è distrutta la Colonia Elioterapica, si è costruito un terminal di autobus extraurbani davanti allo stadio. Oltre ai cantieri in fase di apertura. Tutte infrastrutture che non hanno portato nessun vantaggio alla città e non hanno smosso di un euro l’economia morente. Qualcuno sui giornali locali ha ipotizzato che, in virtù dei danni alla circolazione in molti casi, o alle zone da riqualificare nel caso dei cantieri abbandonati, sarebbe stato meglio non aver fatto nulla. Ma cosi si sarebbero persi i soldi dell’Europa. E qui sorge un’ulteriore domanda. Era meglio non fare niente o perdere i soldi? Non lo sappiamo. Però continuando a leggere il regolamento del Programma Integrato Urbano salta agli occhi una sottolineatura che rende bene l’idea del perché si “doveva” costruire a Benevento. “Le città medie che hanno tra i propri siti uno riconosciuto dall’Unesco hanno corsia preferenziale rispetto a tutte le altre per l’assegnazione dei fondi europei”.
A questo punto chiare due cose: un’amministrazione lotta per avere un sito Unesco nella città e non fa niente per valorizzarlo e contemporaneamente riceve una montagna di soldi dall’Europa. Qui poi entra il ballo il capo ufficio staff del Comune di Benevento, l’avvocato Angelo Mancini, colui il quale, secondo il sindaco, è stato bravissimo nel suo ruolo dirigenziale, ad “intercettare” i fondi europei e a dirottarli in città per le opere suddette. Anche questo il nostro sindaco lo ripete in ogni dove e in ogni occasione pubblica, quindi la citazione è sua, non nostra. L’ultimo, ma non meno importante punto, è che i progetti approvati dal PIU’ EUROPA vengono approvati in toto e nessuna deroga può essere effettuata al progetto originale senza essere ripresentato e riapprovato. Spulciando il sito del Comune proprio su questi progetti, giusto per fare qualche esempio e per sollevare la questione, la sede della Guardia di Finanza (oggetto anche di un protocollo d’intesa tra questi e il Comune di Benevento non rispettato) tra via Vittorio Veneto e viale Principe di Napoli in attesa di ultimazione non dovrebbe più ospitare i berretti verdi ma altre cose.
La variazione è stata richiesta? Il progetto di piazza Colonna che doveva avere le ormai famose –e nel frattempo sparite- pensiline lungo il tratto che dall’uscita della stazione conducevano verso lo stazionamento dei taxi e tutte le altre modifiche effettuate sono state comunicate?
Non è che alla fine di questi lavori l’Autorità europea, vedendo quello che è stato costruito in difformità progettuale ci richieda i soldi indietro? Se dovesse accadere, probabilmente la chiesa di Santa Sofia, l’arco di Traiano e il teatro Romano, saranno smontati e rimontati a Bruxelles.
Felice Presta