Segnali di rabbia
Spaventa la spontaneità delle varie manifestazioni di protesta che si stanno svolgendo nelle principali città italiane. Ad essere preoccupato è il governo impegnato da alcuni mesi a smantellare gli ultimi residui di sovranità e a confermare gli insostenibili impegni finanziari in ambito europeo.
Non stupisce la codardia del governo, è invece una sorpresa, il risveglio della gente comune che seppur in modo ancora caotico, sta cominciando a pensare alla necessità di disarticolare il sistema politico.
Inconsciamente, queste manifestazioni dimostrano la consunzione delle categorie della Destra e della Sinistra che non definiscono più il confine dello spazio politico, occupato abusivamente da un ceto partitocratico arroccato nei palazzi del potere.
La solidarietà delle forze armate è un altro segnale interessante e se questo sia il preludio ad una caduta è presto per dirlo. Una rivolta necessita di organizzazione, non tutto si può affidare alla spontaneità. Il pensiero della politica e della guerra sono paralleli e la strategia è fondamentale così come l’individuazione precisa del nemico.
In una città piccola come Benevento certe tensioni si esprimono con ritardo o con una scarsa partecipazione popolare. Non bisogna dare addosso a chi non si schiera e preferisce attendere l’esito degli eventi da una postazione di sicurezza (mentalità tipica italiana). La paura è una componente essenziale in un territorio che viene controllato con il bastone del clientelismo da un potere opaco in grado di ricattare le persone, perché è evidente che se vai a chiedere favori e protezione, mantieni un atteggiamento di ossequiosa subordinazione.
Sotto l’Arco di Traiano, si intravedono le prime forme di una lotta politica al di fuori dei vecchi schemi. Siamo ancora in una fase confusa e vale lo stesso discorso su indicato: la necessità di organizzarsi, definire gli obiettivi e selezionare gli uomini, altrimenti si resta al livello di un’istintiva jacquerie. I cambiamenti più significativi sono il risultato del lavoro politico di minoranze organizzate, è una costante della storia e non deve stupire.