DOV’E’ LO SPETTACOLO?
LA NOSTRA “ARCHEOLOGA INVESTIGATRICE”, SI E’ RECATA AL TEATRO ROMANO….
Benevento, Teatro Romano, arte, storia, teatro, spettacolo, un tempo … ma oggi?
Oggi se decidiamo di visitare il nostro bel teatro, che nulla ha da invidiare ad altri ben più famosi, ciò che ci si apre dinanzi agli occhi è l’immagine di un teatro, interessato da indagine archeologica nella parte della cavea sottostante la Chiesa S. Maria della Verità, lavori di restauro – messa in sicurezza, un tempo pieno di spettatori e oggi frequentato da qualche visitatore o spettatore. In verità, se andiamo a contare quanti biglietti d’ingresso vengono “staccati” ogni anno, ci rendiamo conto che esiste nella nostra città un monumento a dir poco sconosciuto ai turisti, ma anche agli stessi beneventani. Se poi ci soffermiamo a pensare che un teatro romano è sì un luogo di spettacolo, ma innanzi tutto è un luogo storico, un bene culturale, allora è naturale storcere un po’ la bocca e pensare che una potenziale ricchezza per la nostra città è lasciata lì, senza essere dovutamente sfruttata come teatro in sé, e come punto d’ attrazione turistica. Ma come dire … inutile parlarne! Tanto, quando si parla di beni archeologici, culturali, o più semplicemente di patrimonio culturale, tutti ne parlano, tutti se ne vantano, ma nessuno che pensa di poter fare qualcosa che possa essere davvero costruttivo e che crei, almeno per la nostra città, un indotto turistico. Sono anni che Benevento non vede gruppi di turisti che periodicamente visitano la nostra città! Ma non è che ci hanno cancellato dalle carte turistiche della Campania??
reperti in libertà |
reperti liberi |
Geograficamente e storicamente esistiamo … eppure non riusciamo a far parte di quel circuito che vede il costante arrivo di turisti desiderosi di visitare la nostra città che nulla ha da invidiare ad altre più famose! Ma torniamo al nostro bel Teatro!
Quello che oggi si presenta è purtroppo quanto resta del passato glorioso di un teatro costruito tra la fine del I e l’inizio del II d.C. , di cui non è visibile più la decorazione marmorea, che un tempo ornava interamente la struttura e che oggi possiamo riconoscere tra i vari reperti, colonne e rilievi, che accompagnano il visitatore lungo il percorso che porta dall’ingresso fino alla parte scenica vera e propria. Materiali esposti alle intemperie, a memoria di un passato che sembra non interessare più a nessuno, tanto che non è presente personale qualificato che accompagni eventuali visitatori o fornisca informazioni utili a riguardo. Altro scenario poco gratificante è quello che vediamo quando ci affacciamo per scoprire cosa c’è sotto il palcoscenico! Una struttura in ferro mantiene il palco vero e proprio, e tra i pali, dietro la rete di protezione (?), tanti bei reperti di epoca moderna, bottiglie d’ acqua, lattine, pannelli di legno, reperti vari insomma che si accompagnano a ben più interessanti resti di decorazioni marmoree dimenticate li sotto da chissà quanto tempo! Sebbene sia difficile forse attribuire una precisa collocazione storica a tali reperti, perché forse decontestualizzati e giunti in teatro per vie a noi sconosciute, è mai possibile che nessuno si accorga della loro presenza, mentre in questi giorni si sta effettuando una campagna d’indagine archeologica all’interno del teatro?
Chi è chiamato a sorvegliare gli scavi? Chi per distrazione o noncuranza non ha mai guardato al di sotto del palcoscenico? Come al solito, tante domande, poche risposte! Ma oltre questa particolare nota, ciò che preme sottolineare è proprio la gestione del nostro bene e patrimonio storico! E’ mai possibile che non si riesca a mantenere un bene come il nostro, a sfruttarlo come ricchezza, facendo un’operazione di marketing o assegnando la gestione dello stesso a privati che operino affinché ci sia un ritorno anche in termini economici anche per la città e per il turismo? La gestione da parte degli Enti Pubblici non sempre risulta essere adeguata e mirata, e allora perché non aprire gli orizzonti e pensare dunque ad una cooperazione con personalità qualificate in grado di fornire maggiore dignità al nostro patrimonio? In Italia sono tanti gli esempi cui poter guardare, basterebbe solo un po’ di buona volontà e considerare che il fine di ogni operatore in campo culturale, non è il tornaconto personale, ma lo sviluppo della cultura, del bene culturale.