Oscuri episodi intorno alle vicende dell’impianto di Casalduni
Chi ha fortemente voluto il CDR di Casalduni?
Il bando n.59 del 12-06-1998 prevedeva la costruzione del sito in località “Piano Borea”, a seguito di una riunione tenutasi presso la Prefettura, il prefetto stesso inviava una nota alla Regione Campania (al commissario di governo), chiedendo lo spostamento da Piano Borea a Casalduni, dove si specificava che il rappresentante di quel comune aveva confermato il parere favorevole alla localizzazione dell’impianto nel suo territorio. All’epoca il sindaco di Casalduni era Raimondo Mazzarelli (ricordate questo nome…tornerà varie volte) e la zona individuata ricadeva in un’area PIP posta a sud ovest di un altro sito già esistente. A seguito dei sopralluoghi dei tecnici della struttura commissariale, la zona veniva dichiarata NON IDONEA e con una nota/comunicato ne venivano messi a conoscenza sia il Prefetto che gli Enti interessati, compreso il comune di Casalduni.
Il sindaco Mazzarelli rispondeva alla nota con un’altra, nella quale dissentiva circa il parere di inidoneità asserendo che le “motivazioni addotte erano prive di pregio e palesemente strumentali” e ribadiva, ancora una volta, la ferma volontà di quel comune di ottenere la localizzazione dell’impianto CDR in quel centro e in quel sito, mettendo a disposizione tutta l’area pianeggiante e livellata dell’area PIP. Dopo vari passaggi di note, con l’ ordinanza n 319 e 320 datata 28 dicembre 2000 veniva approvata la realizzazione dell’impianto a Casalduni e stabilita l’occupazione d’urgenza degli immobili di proprietà delle ditte private ricadenti nell’area interessata. Inoltre, in data 15-01-2001, veniva sottoscritto un protocollo d’intesa tra il comune di Casalduni e il Commissario Delegato per l’emergenza rifiuti, dove venivano stabiliti anche il costo unitario per KG conferiti (£10,50 ) e il costo unitario delle aree da espropriare (£25.000 al mq)
Ma perché scegliere proprio l’area PIP?
Nel momento in cui veniva individuato il sito nell’area PIP, la stessa area era già interessata da denuncia alla Procura della Repubblica. Tale denuncia veniva fatta dalla minoranza in consiglio comunale su confidenze di Cocchiaro Giannunzio (deceduto a seguito di una leucemia), che senza mezzi termini spiegava come, all’inizio degli anni Novanta per conto della ditta di Iannella Raffaele di Torrecuso, di cui era dipendente, aveva interrato nottetempo fusti metallici. Lavori fatti nella massima segretezza, e il più velocemente possibile, compreso il ripristino dei luoghi per evitare che occhi indiscreti vedessero quei fusti. In data 06-06-1994 il gruppo di minoranza chiedeva lumi al Sindaco Mazzarelli, con interrogazione a seguito dell’articolo “Bidoni per il Sannio” del settimanale Segnali. Il Sindaco riferiva che gli accertamenti svolti dall’ufficio tecnico e dal locale Comando di Polizia Municipale, avevano dato esito negativo e assicurava che era stato dato mandato all’ex USL n.8 per compiere ulteriori accertamenti. L’azienda sanitaria chiamata in causa rispondeva con una nota ufficiale di non aver mai ricevuto alcuni incarico dall’allora sindaco Mazzarelli. Di questa vicenda non sappiamo più nulla.