“Mani sulla città”, Capitolo 3: ancora su Aldo Damiano
Il 28 Novembre ci sarà l’udienza preliminare per valutare le richieste di rinvio a giudizio di tutti gli imputati dell’inchiesta denominata “Mani sulla città”. In un articolo precedente (qui) abbiamo pubblicato le contestazioni fatte all’ex assessore Aldo Damiano che sicuramente è uno dei protagonisti più coinvolti e citati nei documenti dell’inchiesta. La lunga lista di contestazioni ed episodi ha richiesto un ulteriore approfondimento.
Abbiamo interrotto il resoconto nella parte riguardante le presunte concussioni. Dopo le caldaie le case e lavoretti vari, l’indagine si sposta su episodi specifici riguardanti gli appalti.
“(…) Perché in concorso tra loro, con collusioni e mezzi fraudolenti, turbavano la gara relativa ai lavori di sistemazione della strada comunale Serretelle e della relativa frana. Il Damiano, all’epoca dei fatti assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Benevento, pubblico amministratore, in concorso con altri funzionari, in violazione dei doveri di fedeltà, imparzialità, correttezza e trasparenza, direttamente influiva ed interferiva nella procedura di appalto allo scopo di assicurare, indebitamente, l’aggiudicazione della gara ad un’impresa. Impresa che si era prestata in altri appalti a partecipare solo formalmente per raggiungere il quorum previsto dalla legge, cosi come imposto dal Damiano”.
Inoltre, sempre riguardo alle presunte concussioni:
(…) “Perché in concorso tra loro, con collusioni e mezzi fraudolenti, turbavano la gara relativa a “lavoro urgente di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’area destinata a terminal degli autobus extraurbani”. In particolare l’ex assessore influiva ed interferiva nella gara di appalto per assicurare l’aggiudicazione della gara all’impresa di Pallotta Giovanni. Quindi sia il Pallotta che il Damiano hanno beneficiato direttamente dell’illecita spartizione degli appalti (…)”
Negli atti sono Damiano è chiamato in causa per un altro illecito:
“Perché nella veste di pubblici ufficiali e di incaricati di un pubblico servizio, al fine di procurare a se stessi e ad altri un ingiusto profitto ai danni del Comune di Benevento e della Regione Campania in concorso con altri hanno, di fatto, proceduto al pagamento per 741.580 euro per il nono stato di avanzamento alla ditta di Siciliano Mario senza aver predisposto la relativa documentazione. Non hanno dato corso a quanto offerto dalla ditta con la proposta migliorativa e hanno contabilizzato alcuni lavori che facevano parte dell’offerta migliorativa, e che quindi dovevano essere eseguiti gratuitamente, arrecando un duplice danno al Comune di Benevento”.
Da qui in poi l’ordinanza si apre con un nuovo reato: truffe in relazione agli appalti. “Perché in concorso tra loro con artifizi e raggiri hanno indotto il Comune di Benevento e la Regione Campania in errore procurando a se stessi e ad altri un ingiusto profitto”.
Appalto relativo alla “pedonalizzazione del centro storico di Benevento”.
“Vari dirigenti del Comune di Benevento –compreso il sindaco naturalmente- insieme al Damiano organizzavano un sistema illegale con metodi irregolari cui hanno fatto seguito concrete condotte efficaci e indispensabili per la realizzazione degli illeciti programmati di: turbata libertà degli incanti, falso in atto pubblico, corruzione, abuso d’ufficio…. al fine di procurare un ingiusto profitto per se e per altri a favore del consorzio Archè ed alla Costruendo srl in danno del Comune di Benevento e della Regione Campania violando i contenuti del contratto e del relativo capitolato di appalto mediante l’introduzione di sostanziali variazioni all’originario progetto esecutivo snaturarono i caratteri dell’originario intervento con conseguente stravolgimento dei criteri e degli impegni già previsti contrattualmente al solo scopo di non eseguire parte dei lavori per non meno di 768.163,74 euro avendo attestato la pretestuosa necessità di nuove lavorazioni … in realtà non eseguite o solo parzialmente effettuate o eseguite in modo difforme da quanto previsto nel contratto di appalto e nel relativo capitolato, avendo contabilizzato più volte le stesse lavorazioni, avendo gonfiato i prezzi di alcune lavorazioni e forniture (da 2007-al 2009)”.
(fine seconda parte)
Una riflessione è d’obbligo da parte di chi trascrive questa atti giudiziari cercando di evidenziare le parti più significative che compongono il castello accusatorio della Procura. Gli episodi specifici, le date, gli importi – alti o bassi non importa- ci fanno rendere conto che, se penalmente riconosciuti, tutto il “sistema comunale” è retto da meccanismi alterati.
Il silenzio del ceto politico e la timidezza di parte della stampa che invece di aggredire su questi temi preferisce non approfondire troppo, li troviamo a dir poco sgradevoli.
GERONIMO