“Mani sulla città”. Capitolo 2. Aldo Damiano
Il 28 Novembre comincerà il processo scaturito dalla più grande inchiesta sulla corruzione a Benevento: “Mani sulla città”. Proseguiamo il nostro lavoro di informazione relativo agli imputati e ai reati contestati.
Nell’ordinanza di gennaio, il giudice Flavio Cusani chiese la custodia cautelare per Aldo Damiano, ex assessore della Giunta presieduta da Fausto Pepe. Tra tutti i personaggi coinvolti nell’inchiesta, la sua posizione è quella più delicata, il suo nome compare in una serie di episodi opachi.
Andiamo con ordine, leggendo le pagine delle indagini per vedere i reati che gli sono contestati e magari accennando anche a qualche episodio giusto per dare un’idea di massima delle accuse.
L’imputazione preliminare tralasciando gli articoli recita: “perché in concorso tra loro e con persone non identificate, quali pubblici ufficiali, per compiere o aver compiuto atti contrari ai doveri di ufficio, ricevevano per sé e per altri denaro ed altre utilità(…)” In particolare: “Damiano Aldo, già consigliere comunale (2001-2006), assessore comunale con deleghe alle politiche per il governo del territorio, urbanistica, programmazione pianificazione e sviluppo del territorio, nonché assessore ai lavori pubblici da marzo 2008 a dicembre 2010, poi consigliere comunale da giugno 2011 e tuttora in carica in violazione ai doveri di fedeltà, imparzialità, correttezza e trasparenza condizionava l’ufficio tecnico del settore Ambiente e del settore Lavori Pubblici nelle procedure di gara sotto indicate (…)” In poche parole il giudice parla di corruzione.
Ecco la descrizione di alcuni degli episodi contestati a Damiano: ha ricevuto 10.000 euro da Cinzia Iannace dipendente di fiducia di Mario Siciliano oltre ad altre somme di denaro consegnategli direttamente da Mario Siciliano. Per l’appalto dei lavori del parco archeologico di Cellarulo ha ricevuto il 10% sull’importo complessivo dell’appalto stesso (3 milioni di euro) per un totale di tre-quattrocentomila euro dalla ditta Siciliano, cifra corrisposta prima all’assessore Principe e poi al Damiano stesso. Dalla ditta Mottola, in relazione ai lavori eseguiti in subappalto presso il parco stesso, 40.000 euro.
E veniamo ad un altro reato contestato, quello di corruzione elettorale.
“(…) In concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi per ottenere il voto elettorale, il Damiano prometteva e dava utilità (posti di lavoro e pagamenti non dovuti) ai sotto indicati elettori (…) (la stessa contestazione fatta al sindaco Pepe ndr.)
Altro reato attribuito è la concussione elettorale
“Perchéin concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, anche in tempi diversi, usavano minacce contro i sottoindicati elettori per costringerli a votare in favore delle loro candidature. In particolare Damiano minaccia di non rinnovare le convenzioni in essere con la Cooperativa San Valentino ed il mancato pagamento dei servizi già eseguiti e minaccia la perdita del posto di lavoro per i dipendenti della cooperativa. Inoltre in cambio di voti e sotto la promessa di aggiudicazione dei lavori anche mediante il pilotaggio delle gare di appalto del Comune di Benevento, hanno condizionato l’operato degli imprenditori….. ed altri non identificati costringendoli ad eseguire gratuitamente lavori stradali mai autorizzati da Comune di Benevento. Inoltre, all’imprenditore Iannelli, il Damiano ha imposto l’affissione gratuita di migliaia di manifesti e la distribuzione da parte di una dipendente della Cooperativa San Valentino dei suoi volantini elettorali mentre questi era in servizio presso il parco archeologico di Cellarulo. Inoltre costringeva un’imprenditore ad assumere presso la sua impresa persona da lui segnalata”.
Altro punto delicato è quello delle concussioni.
I 40.000 euro pagati da Mottola accennati prima, lavori effettuati da un imprenditore presso l’abitazione privata della madre di Aldo Damiano in Montesarchio per una cifra non inferiore ai 30.000 euro. Lavori effettuati presso l’abitazione di un Vigile del fuoco di Isernia a un prezzo di favore, presso un conoscente la sostituzione della caldaia, lavori di ristrutturazione della casa del cognato di Damiano ad Anacapri, lavori stradali, richiesta all’imprenditore Mottola tramite il Siciliano di 20.000 euro per fargli vincere la gara di appalto per la Spina verde. Non avendo aderito alle richieste la gara fu vinta da un’altra ditta (pare dopo un’elargizione di una somma compresa tra i sette e gli ottomila euro). Ha obbligato un imprenditore a scontargli assegni bancari per un importo di 31.200 euro facendogli sostenere anche i relativi costi (compresi quelli dei protesti che ricordiamo è il 10% della cifra sull’assegno).
(fine prima parte)
Ogni commento su questi episodi è superfluo.
Lasciamo al lettore ogni considerazione.
GERONIMO